Wind condannata per attivazione abusiva

Wind condannata per attivazione abusiva

Un Giudice di Pace condanna l'operatore arancione. Quella linea telefonica non doveva essere disattivata
Un Giudice di Pace condanna l'operatore arancione. Quella linea telefonica non doveva essere disattivata

I servizi non richiesti, ma ugualmente attivati (e addebitati) agli utenti da parte delle compagnie telefoniche sono una problema ormai noto nel settore delle telecomunicazioni. Che in questi giorni vede anche la condanna di un operatore: ad essere sanzionato è Wind , colpito dall’opera di un Giudice di Pace, che sembrerebbe voler dichiarare guerra ai servizi TLC attivati indebitamente.

Per la precisione, il provvedimento è stato emanato dal Dott. Francesco Cecere, Giudice di Pace di Benevento, con la Sentenza n. 1604 del Dicembre 2007. “Dopo anni di proteste ed esposti delle associazioni dei consumatori, i cittadini che si sono visti attivare abbonamenti a compagnie telefoniche mai richiesti cominciano a ottenere sentenze favorevoli anche da parte dei giudici” commenta con soddisfazione il Movimento Difesa del Cittadino .

I fatti: una utente, associata dell’MDC e abbonata Tele2, si vede disattivare l’utenza telefonica da parte di Wind-Infostrada , con cui non ha mai stipulato alcun contratto. Di fronte alle fatture emesse da Infostrada, con la richiesta di pagamento di un servizio mai richiesto e alla mancata adesione della Wind al tentativo di conciliazione, l’utente si era vista costretta ad andare in giudizio per far dichiarare la nullità della pretesa.

“All’esito della causa – spiega MDC – che ha visto l’esibizione di un contratto risultato falso e la chiamata in giudizio anche della società che Wind utilizzava per procacciare i contratti e dell’agente incaricato della stipula porta a porta, il Giudice ha dichiarato nulle le pretese creditorie nei confronti dell’utente e condannato la Wind al risarcimento dei danni conseguenti al proprio operato e alle spese legali, ritenendolo non conforme ai doveri di correttezza e buona fede”.

Un precedente che, anche se non costituisce legge per l’ordinamento giuridico italiano, potrebbe fare scuola: episodi come quello descritto da MDC non sono purtroppo rari nello scenario del mercato italiano. Evidentemente, per gli utenti, è sufficiente un po’ di perseveranza per far valere i propri diritti.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
19 mar 2008
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