Microsoft torna a dare i numeri su Windows 10, sistema operativo costantemente al centro delle cronache informatiche: l’OS è ora installato su 300 milioni di “dispositivi attivi”, ha rivelato Redmond , un numero che tiene conto di PC aggiornati e nuovi, i terminali mobile e tutto quanto. L’azienda si dice soddisfatta del risultato e di come i servizi dell’OS-come-servizio migliorino sempre di più, di aggiornamento in aggiornamento, ma ricorda ai potenziali utenti che l’offerta di upgrade gratuita scadrà ufficialmente il 29 luglio.
La prospettiva di un allungamento del programma di aggiornamento a costo zero sembra dunque svanire, e a partire dal 30 luglio una copia di Windows 10 (in scatola, chiavetta USB o immagine ISO digitale) richiederà una spesa minima di 120 dollari. Gli utenti interessati all’upgrade gratuito dovrebbero quindi approfittare di queste ultime settimane per passare al nuovo OS.
Prima ancora del debutto di Windows 10, Microsoft aveva pianificato un ambizioso traguardo di adozione del sistema che avrebbe dovuto coinvolgere almeno un miliardo di dispositivi entro qualche anno. Nei fatti, i numeri suggeriscono che le installazioni di Windows 10 stiano rallentando sensibilmente e prima ancora della fine dell’offerta di upgrade gratuito.
Tra i piani che Microsoft ha legato inesorabilmente al destino di Windows 10 c’è il nuovo modello di software in forma di “app”, un modello che ora si arricchisce anche della possibilità, per gli sviluppatori, di vendere licenze aziendali (in volumi) tramite il servizio Windows Store for Business.
La possibilità (opzionale) di distribuire le app senza attivazione online è ancora disponibile , ma non è detto che in futuro le cose restino come sono: con Windows 10 Microsoft tende spingere su questo modello (più sicuro e per lei più vantaggioso), come confermato dalla scomparsa del blocco all’accesso allo store di app dalla versione Pro di Windows 10. Gli amministratori di sistema non avranno più il potere di inibire il Windows Store, e questo ha dato origine a qualche polemica .
Alfonso Maruccia