L’arrivo dell'”Anniversary Update”, atteso per questa estate, coinciderà con l’introduzione di alcune piccole novità nei requisiti hardware minimi per l’installazione di Windows 10. Anche se la nuova build del sistema, ora indicata come “versione 1607”, non si discosterà molto dal passato recente.
Per installare Windows 10 (1607) su un PC pre-assemblato occorrerà quindi avere a disposizione almeno 2 Gigabyte di RAM , requisito che ora risulta uguale sia per le versioni a 32-bit che per quelle a 64-bit; il sistema continuerà in ogni caso a girare con un quantitativo di memoria inferiore.
Come già anticipato in precedenza, poi, l’edizione anniversario dell’OS prevede l’integrazione di un chip Trusted Platform Module (TPM) 2.0 su tutti i PC nuovi da vendere ai clienti finali, una novità che dovrebbe favorire la diffusione delle tecnologie crittografiche basate sull’uso di hardware specializzato ma anche le inquietudini (non del tutto ingiustificate) su Palladium e il controllo remoto del sistema.
Novità infine anche per le specifiche degli schermi supportati da Windows 10 nei sue due form factor principali, con la versione Mobile dell’OS che ora può essere installata su gadget con display fino a 9″ e la variante “desktop” che accetterà sistemi con display minimi da 7″.
L’Anniversary Update di Windows 10 coinciderà più o meno con il termine dell’offerta gratuita associata al primo anno di vita commerciale del sistema operativo, e Microsoft non si è fatta sfuggire l’occasione di spingere ancora di più l’utente all’upgrade – che ne sia consapevole o meno.
L’ultima mossa di Redmond consiste nella modifica del comportamento del pop-up che segnala la programmazione dell’upgrade “raccomandato” sul PC, un comportamento che aveva già suscitato polemiche e che ora si fa più che mai insistente: non più essere cancellato nemmeno con un click sulla X in alto a destra, ma va riprogrammato selezionando l’opzione all’interno della finestra.
Si tratta a conti fatti di un cambiamento minore in linea con le consuetudini già acquisite da sviluppatori e utenti in ambiente Windows, ma se adottato per spingere l’utente all’upgrade, le lamentazioni degli utenti sono garantite. Chi autorizzasse inconsapevolmente l’aggiornamento può sempre fare il downgrade a una versione precedente di Windows, per il momento .
Alfonso Maruccia