La versione completa di Windows 10 arriverà su chip ARM, e includerà l’emulazione delle API per il software x86: quelle che a novembre erano solo voci di corridoio sono diventate conferme ufficiali provenienti direttamente da Microsoft, un risultato tecnologicamente tutto da testare che dal punto di vista del mercato spalanca scenari fin qui inediti, per la corporation e per il mercato stesso.
Redmond ha confermato di essere al lavoro per implementare l’emulazione delle interfacce di programmazione x86 in collaborazione con Qualcomm , con la futura funzionalità che sarà prevedibilmente esclusiva – in toto o in parte – ai dispositivi basati sui processori del produttore statunitense.
Tutte le funzionalità della versione desktop di Windows 10 (a 64-bit) saranno disponibili sui suddetti dispositivi, garantisce Microsoft, mentre l’ emulazione è al momento limitata al supporto per il software nativo a 32-bit . La corporation ha dato prova della concretezza delle sue promesse mostrando in video un gadget ARM (con chip Qualcom Snapdragon 820 e 4GB di RAM) capace di connettersi a un dominio di rete, di far girare Photoshop, un gioco 3D non troppo impegnativo e Microsoft Word.
La possibilità di far girare la variante desktop di Windows 10 su prodotti fin qui limitati agli OS mobile è per Microsoft un risultato ingegneristico di primaria importanza, prima che una nuova opportunità di mercato, visti i risultati ben magri fin qui raggiunti nel supporto all’architettura ARM e la fine prematura degli sforzi di adattamento terminati con la morte commerciale di Windows RT.
RT era limitato al supporto delle app universali di Windows 8 in formato pre-UWP, una funzionalità che Microsoft continua a propagandare come ideale per lo sviluppo di software ma che agli sviluppatori propriamente detti continua a interessare pochissimo. L’emulazione x86 ha le potenzialità per cambiare tutto , con in più il “bonus” di poter utilizzare il vero software per computer senza dover modificare un byte del codice sottostante.
Le prospettive che si aprono sono tante, e ancora tutte da valutare: l’effettivo livello di compatibilità del nuovo layer emulativo è al momento ignoto, e di certo un dispositivo ARM può fornire solo una frazione minimale della potenza di un chip x86 prodotto da Intel o AMD. Potenzialmente enormi, invece, i vantaggi per i “professionisti” del computing mobile sul fronte della durata della batteria e la disponibilità di opzioni di connettività cellulare tipiche dei dispositivi portatili. Problematica e irrealistica, infine, l’idea di far girare applicazioni x86 pensate per lo schermo di un computer sul ridotto display di uno smartphone qualsiasi.
Alfonso Maruccia