Ne aveva già dato notizia lo scorso luglio il system engineer John Coyne , ma ora è ufficiale la “fine di un’era”, l’era della GUI di Windows 3.x che dopo quasi 18 anni ancora sopravviveva in rivoli nascosti di un mondo tecnologico affaccendato a rinnovarsi. Dal primo novembre Microsoft ha cessato la distribuzione di licenze per la versione embedded di Windows for Workgroups 3.11 , l’ultimo “ambiente operativo” sviluppato da Redmond prima della doppia rivoluzione consumer e professionale dei sistemi operativi Windows 95 e Windows NT.
Una rivoluzione che non si sarebbe mai potuta verificare senza prima aver gettato le fondamenta di Windows 3.x, un’interfaccia grafica pensata per estendere grandemente le capacità e la funzionalità del sottostante sistema operativo di classe “DOS” che ha traghettato, lentamente ma inesorabilmente, la sostanziale totalità del personal computing (ambienti di utilizzo, utenti e professionisti) verso l’interazione a icone tra uomo, macchina e software .
Windows 3.x ha segnato l’espansione delle possibilità di accesso ai contenuti multimediali , del supporto alle decine di migliaia di colori delle schede SVGA dopo l’interregno del glorioso standard VGA a 256 colori tipico del DOS, ai drive CD-ROM, alla memoria espansa oltre il limite fisiologico del primo Megabyte delle CPU in modalità reale, tutto grazie all’adozione del concetto di “driver di periferica” che risulta centrale ancora oggi con XP, Vista e il futuro Windows Seven.
E, a proposito di Vista, volendo fare un confronto “storico” e senza particolare significato pratico, i requisiti base per l’installazione e l’utilizzo di Windows 3.0 prevedevano la presenza almeno di un processore Intel a 8/16 bit di classe 8086/8088 con una velocità di clock di 10 MHz, 640 Kbyte di memoria RAM, sette Megabyte di spazio sul disco fisso e una scheda grafica CGA/EGA/VGA. La versione Home Basic di Vista richiede invece ufficialmente un processore a 32 bit da 1 GHz, 512 Megabyte di RAM, 20 Gigabyte di spazio su HD e una scheda grafica con almeno 32 Megabyte di RAM.
In entrambi i casi, ad ogni modo, l’esperienza di tanti suggerisce che quanto summenzionato serve giusto ad avere sullo schermo uno slideshow piuttosto che un ambiente operativo: Windows 3.1 cominciava ad avere un senso giusto con un 80286 a 16 MHz e 1 Megabyte di RAM.
Microsoft è naturalmente proiettata sempre nel futuro, con i suoi nuovi progetti di sistema operativo immerso nei data center del cloud computing ( Windows Azure ) e di quel Windows 7 da molti visto come tentativo riparatore dello scarso appeal di Vista. Ma Windows 3.11 è sopravvissuto sino a oggi (oltre che nelle case di qualche intrepido appassionato di retrocomputing) grazie soprattutto all’impiego nelle macchine automatiche dispensatrici di biglietti , nei registratori di cassa e persino nei sistemi di intrattenimento su taluni voli di lunga durata delle compagnie Virgin e Qantas .
Slashdot azzarda che ora, uscito di scena Windows 3.11, il settore embedded potrebbe sperimentare uno switch di massa verso Linux . Eventualità certamente possibile, ma che deve fare i conti col fatto che, per quanto le geremiadi degli utenti poco informati si lamentino da mesi della morte commerciale di Windows XP, il sistema operativo consumer indubbiamente più apprezzato nella storia di Microsoft si appresta a sostituire in tutto WfW con una serie di versioni mirate alle macchine con scarse pretese computazionali accanto a Windows Embedded CE e il sistema custom Windows Embedded NavReady . Per chi avesse un debole per gli amarcord, infine, GUIdebook offre una panoplia di contenuti grafici e non solo dedicati a Windows, dalla versione 1.0 in poi, inclusa la generazione 3.x.
Alfonso Maruccia