Disastro cataclismatico o proverbiale tempesta in un bicchier d’acqua? Fa discutere il bug recentemente disvelato nel codice di Windows 7, il nuovo sistema operativo di Redmond già entrato in fase RTM e in via di distribuzione a partire da questi giorni attraverso i network MSDN e Technet . C’è chi prevede l’obbligo di uno stop al piano di distribuzione e fornitura del sistema ai produttori OEM, mentre un alto dirigente Microsoft rassicura tutti e parla di rischi minimi per quello che non è nemmeno considerabile come baco grave .
La causa del problema è Checkdisk , tool per il controllo di integrità su dischi fisici e file system che è parte della dotazione standard dei sistemi Windows da 95in poi. Il software di utilità, anche noto come “chkdsk.exe” agli addetti ai lavori, se usato con il parametro da riga di comando “/r” (per la verifica dei settori fisici danneggiati) su un hard disk/partizione secondaria (quindi non di boot) porterebbe a un abuso non autorizzato di tutta la memoria allocabile rendendo instabile Windows (sia a 32 che a 64 bit) e mandando in crash l’intero sistema.
Così descritta la situazione appare piuttosto grave , al punto da minacciare di far deragliare la distribuzione già pianificata del prodotto di punta di Redmond per rimandarla a data da destinarsi. La situazione non è affatto grave, sostiene al contrario il responsabile della divisione Windows Steven Sinofsky, che nel commentare una delle discussioni sul bug fiorite online dice che non è attualmente previsto alcuno stop ai programmi di commercializzazione di Seven .
“Anche se apprezziamo la scena del bug critico e poi la segnalazione di uno showstopper che ho avuto modo di vedere – dice Sinofsky – possiamo fare un passo indietro e renderci conto che qui non si tratta di un problema a quel livello di allarme”. Nei labs Microsoft non sono riusciti a riprodurre nessun crash come causati dal supposto fenomeno di memory leak riguardante Checkdisk, e Sinofsky chiama direttamente in causa i driver di taluni chipset come causa scatenante dell’eventuale problema.
In questo caso sarebbe opportuno aggiornare i driver, ma la verifica dell’esistenza del baco anche in un ambiente virtualizzato sostenuta da qualcuno confermerebbe la possibilità che il problema risieda altrove. “I bug che sono tanto gravi da richiedere patch e attenzioni immediate – controbatte Sinofsky – dovrebbero essere privi di possibili soluzioni alternative e sarebbero in genere tali che una estesa base di utenza vi incapperebbe nel normale utilizzo del PC”.
Alfonso Maruccia