L’impressione generale che si ha, cercando di farsi un’idea di come sarà Windows 7, è che ormai Microsoft abbia definitivamente abbandonato l’idea di una singola versione del suo OS e che sempre di più la crescita tecnologica del prodotto le abbia “imposto” un ecosistema complesso . Nelle stesse ore in cui da un sito all’ altro rimbalzava la questione della Starter Edition, la versione di Seven che andrà con tutta probabilità sui netbook, Punto Informatico parlava con Davide Salmistraro – vale a dire chi si occupa della vita Windows nelle aziende per Microsoft Italia – delle novità tecniche destinate al mercato enterprise.
Inevitabile, la prima domanda è sui tempi di uscita di Seven: l’ altra notizia che ha fatto il giro del mondo è la disponibilità della Release Candidate (ultimo passo prima dell’uscita della versione finale) ad una ristretta cerchia di partner di BigM. Notizia non confermata né smentita da Salmistraro, che tuttavia si mostra possibilista: ottemperato all’obbligo di ripetere la formula dei tre anni dopo il rilascio di Vista , spiega a Punto Informatico che in effetti i tempi di sviluppo di W7 sono stati accorciati rispetto alla versione precedente (che tra beta e RC ha avuto circa sei versioni preliminari).
“I tempi di rilascio della beta e dei passi necessari al rilascio li abbiamo accorciati molto rispetto a quanto facevamo prima, non solo con Vista ma anche con XP – racconta – Abbiamo preferito fare la maggior parte dello sviluppo internamente, con poche aziende e clienti selezionati a farci da partner: il risultato è stato una beta molto stabile, efficace ed usabile, in qualche modo diversa da una beta normale. Da noi già circa il 60 per cento delle postazioni usa Windows 7, e ci pare un ottimo risultato: vuol dire che la beta è stabile e affidabile, e ci auguriamo che con la Release Candidate vada ancora meglio”.
Salmistraro non si sbilancia, anche se ammette che la data circolata del 5 maggio potrebbe anche essere grossomodo credibile : considerato che, per sua stessa ammissione, ci sarà soltanto una RC prima del rilascio finale (a meno di gravi problemi) significherebbe che all’uscita di Seven mancano settimane e non mesi. “La speranza – puntualizza – è che sia un vero anticipo: i feedback che abbiamo ricevuto sono molto positivi, la RC sarà un passo importante. Se tutto dovesse andare bene si potrebbero accorciare i tempi di rilascio, ma è meglio procedere con cautela. Il balletto di esce, non esce fatto con Vista non va ripetuto, ha lasciato scontenti prima di tutto noi”.
Tirare in ballo Vista, in effetti, può complicare il quadro: sui netbook, ancora loro ma sono il fenomeno del momento, spopola ancora XP (anche, almeno per il momento, a discapito di Linux) e questo crea non pochi problemi alle casse di Microsoft (e già si ventilano altri licenziamenti dopo la comunicazione dei risultati trimestrali). Per questo ora BigM pensa alla Starter Edition da infilare sui mini-notebook, una versione dalle capacità ridotte ma espandibile dietro pagamento di un upgrade . Parlare di cifre è fuori discussione, tutto – ci confermano – è ancora avvolto nel mistero. Ma Salmistraro può confermare due cose: il livello di performance di Windows 7 “è notevole”, i test di Microsoft a suo dire indicano che i tempi di boot e resume sono decisamente superiori a Vista, e gli stessi test sono stati eseguiti anche su macchine con processori Atom e 1GB di RAM con buoni risultati.
“Si vede poca differenza tra 1 e 2GB di RAM, e questa cosa ci rende contenti – racconta – perché significa che sarà possibile allargare l’installazione di Seven anche su un parco macchine di non ultimissima generazione: è una buona notizia per le aziende, secondo noi è una novità che aspettavano e che le farà felici”. E poi, in ogni caso, Salmistraro snocciola una serie di altre novità che a suo giudizio dovrebbero soddisfare i palati degli IT manager e convincerli della bontà di Seven per la loro azienda: “UAC, tanto bistrattato in Vista, con Windows 7 è stata rivisto al meglio e questo ci ha dato molte soddisfazioni: il numero di prompt richiesti è il 29 per cento in meno, e si può anche personalizzare il livello di protezione”. La personalizzazione, spiega Salmistraro a Punto Informatico , era una delle richieste più frequenti nel feedback ricevuto su Vista: ma la sua presenza non è mai stata in dubbio, visto che “toglierlo del tutto può essere imprudente: oggi molti software cercano di installarsi nella macchina con qualche trucco, che l’utente abbia qualcosa che lo avvisi male non fa. Meglio una conferma in più che una formattazione”. E la cosa fa felici anche gli amministratori di sistema, che oltre a UAC avranno a disposizione anche altri strumenti per gestire al meglio i propri parchi macchine.
Tra le altre, una delle più interessanti è Direct Access : “Dà la possibilità di arrivare tramite Internet, attraverso un server equipaggiato con Windows Server 2008R2, a contenuti della rete interna di un’azienda come se ci si trovasse fisicamente nella intranet ma senza l’ausilio di una VPN”. Una funzione che Salmistraro giudica utile per gli utenti mobili, sempre più frequenti nel panorama aziendale, che dovrebbe lasciare inalterata la questione sicurezza ma che risolve il problema di IP fissi e dedicati tipici di chi utilizza oggi una VPN.
Con lo stesso meccanismo, gli admin possono pure gestire da remoto le policy delle singole macchine: si può decidere per il push anche a distanza degli aggiornamenti ritenuti critici, in modo da garantire la sicurezza dei dati e delle macchine aziendali, il tutto con una flessibilità di configurazione che viene definita pressoché totale. Sempre in tema di sicurezza, BitLocker (vale a dire il sistema di cifratura dei volumi già presente in Vista) ora funziona pure su dispositivi mobili e può proteggere il contenuto delle chiavette flash USB, dischi esterni e così via.
Sul piano delle prestazioni, invece, BranchCache è il nome affibbiato ad una sorta di “gateway intelligente” sempre basato su Windows Server 2008r2: i computer della sede remota accedono a un file disponibile sui server della sede centrale, e il primo che scarica il file lo colloca in una sorta di “cache locale trasparente”. Chi in seguito tenta di accedere allo stesso file lo preleverà dalla stessa cache, risparmiando banda e aumentando le performance di download: se il file ha dimensioni importanti, il risultato è accorciare drasticamente i tempi di overhead.
Infine, un certo lavoro è stato portato a termine sul piano della compatibilità con applicazioni precedenti all’ era di Vista : “Uno dei crucci maggiori di Vista è il discorso della compatibilità con software sviluppato per XP – spiega Salmistrano a Punto Informatico – Per risolverlo una delle soluzioni sarebbe stata la creazione di ambienti virtuali, invece abbiamo introdotto (grazie all’acquisizione recente di una tecnologia apposita) la possibilità di far girare in virtuale solo l’applicazione in questione: il reparto IT costruisce una specie di pacchetto che comprende l’applicazione e che a quel punto viene lanciata in una sorta di shell. È una funzionalità importante, che aumenta la possibilità delle aziende di mettersi al passo coi tempi senza affanno”.
L’ obiettivo evidente , e lo conferma direttamente Salmistraro, è quello di mettere le aziende (e pure gli utenti finali) a proprio agio e offrire loro le condizioni più agevoli per fare il grande salto da XP (o da versioni ancora precedenti di Windows) a Seven: “Secondo la nostra esperienza, le aziende hanno incontrato le maggiori difficoltà con la compatibilità delle applicazioni – spiega – Il grosso blocker è stato soprattutto il parco applicazioni che giravano su XP e che si faceva fatica a portare su Vista, non tanto la questione hardware o Vista in quanto Vista”.
E quindi Microsoft sta cercando anche di sensibilizzare il settore enterprise sulla questione ciclo di vita del software : “Le applicazioni scritte per XP, nel 2001, sono evidentemente applicazioni vecchie, scritte con tecnologie superate e che conservano vulnerabilità peculiari – continua Salmistraro – Le aziende stanno capendo che si stanno mettendo da sole in una situazione difficile, con per di più il supporto a XP che va a morire: noi stiamo realizzando dei seminari per spiegare loro come fare per riuscire a migrare il loro software ai nuovi framework, a renderli più gradevoli, sicuri e performanti. Abbiamo preso delle aziende campione per fare dei test, in modo che siano poi loro a trasmettere alle altre la loro esperienza e far sì che questa conoscenza sia disponibile al rilascio di Seven”.
Il problema, ribadisce, è la lentezza con la quale soprattutto le imprese italiane adottano e implementano le nuove tecnologie : “Abbiamo una difficoltà endemica, come altrove ma in Italia il problema si acuisce, che consiste nella lenta introduzione di nuove tecnologie nel contesto produttivo: ci sono imprese che utilizzano software vecchi di oltre 15 anni, e se non succede qualcosa di tragico quella roba non viene messa in discussione fino a che non smette di funzionare”. Il problema, in definitiva, è sempre lo stesso: “Dipende anche da noi, noi italiani difficilmente decidiamo di investire in tecnologia: ma questo comporta – conclude – che altre nazioni europee, e penso alla Germania, alla Francia e al Regno Unito, ci abbiano superato di almeno un paio d’anni in fatto di modernità”.
a cura di Luca Annunziata