È una delle questioni più calde nello smercio di personal computer in Italia e ora ADUC, l’Associazione dei consumatori e degli utenti, sta lavorando per trasformare la delusione di molti in una class action. È l’annosa questione dei sistemi operativi preinstallati sui PC in vendita, sistema il cui prezzo viene addebitato all’utente in moltissimi casi, anche se questi ha intenzione di adottare sistemi operativi alternativi.
Se è vero che il software preinstallato sui PC è apparentemente gradito alla maggiorparte degli utenti , ADUC ricorda come sono moltissimi coloro che segnalano di non riuscire ad ottenere il rimborso per i sistemi operativi non utilizzati. “La richiesta del rimborso è legittima – spiega l’Associazione – proprio perché l’hardware e il software, nonostante le apparenze e la frequente ingannevolezza delle informazioni dei produttori, non sono venduti come un unico blocco: per l’uso del software viene richiesta l’accettazione di una licenza, accettazione che invece non è richiesta per l’hardware, il cui negozio è concluso al momento dell’acquisto del PC”.
Come noto, al primo avvio di un PC con Windows pre-installato, ad esempio, all’utente viene chiesto esplicitamente di accettare l’EULA di Windows, la licenza d’uso, che detta limiti e condizioni. All’utente viene anche offerta la possibilità di rifiutare la licenza e suggerita la possibilità conseguente di ottenere un rimborso per la spesa del sistema operativo. Rimborso che, come ben sanno i lettori di Punto Informatico , è spesso difficilissimo ottenere .
ADUC ha spiegato di ricevere centinaia di segnalazioni sugli ostacoli al rimborso e ricorda che sono già molte le cause individuali avviate. “Ma l’adire cause individuali – sottolinea l’Associazione – non puo’ che riguardare un numero limitato di utenti, quelli più tenaci e convinti, disposti anche a sobbarcarsi il peso di una causa giudiziaria. Per cui, visto l’alto numero di utenti coinvolti e l’importanza della questione in ambito di libertà di mercato, abbiamo deciso di prepararci per agire con un’azione giudiziaria collettiva. Quella class action che, pur se riteniamo la normativa attuale molto limitante dei diritti dei singoli, dovrebbe essere praticabile a partire dal prossimo 1 luglio, quando la legge entrerà in vigore”.
La legge limita l’ampiezza della class action e potranno quindi decidere di prendervi parte solo privati consumatori , utenti cioè che abbiano eseguito un acquisto senza ricorrere a Partita Iva.
Per tutti loro, ADUC ha avviato una raccolta e un modulo “che non comporta alcun impegno”, sottolinea l’Associazione, e che serve soprattutto a “verificare un effettivo interesse collettivo”. Il modulo è a questo indirizzo
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