Lo scorso novembre il gruppo editoriale statunitense Condé Nast aveva annunciato al mondo che una versione digitale della celebre rivista Wired sarebbe stata presto disponibile per il nuovo tablet firmato Apple. Apparentemente un mistero , dato che a novembre poco o nulla si sapeva su quello che, alla fine di gennaio, sarebbe stato poi presentato ufficialmente come iPad.
Nemmeno un mese dopo i primi vagiti della tavoletta made in Cupertino , il caporedattore di Wired Chris Anderson si è ritrovato davanti ad una sorta di iPad gigante per parlare pubblicamente di quello che sarà il formato elettronico della rivista statunitense. Una versione che sarà disponibile a partire dalla prossima estate, come spiegato dallo stesso Anderson, intervenuto recentemente nel corso della conferenza Technology, Entertainment and Design (TED).
Quindi qualche mese dopo lo sbarco sul mercato del dispositivo portatile di Apple, previsto per il prossimo marzo. La versione digitale di Wired sarà disponibile dopo un periodo di lavoro piuttosto intenso, durato sei mesi e – stando a quanto ha dichiarato Anderson – frutto della collaborazione tra il direttore creativo della rivista Scott Dadich e Jeremy Clark di Adobe.
Anderson ha offerto agli spettatori di TED una dimostrazione pratica della navigazione interna alla rivista in formato iPad. Le dita degli utenti potranno muoversi in orizzontale e verticale, fermarsi su un singolo articolo o contenuto e portarlo in evidenza con un semplice tocco. Il tutto con una certa dose di interattività, per permettere al lettore di guardarsi un video o una fotografia, persino un messaggio pubblicitario.
Il costo della versione elettronica di Wired non è stato ancora reso noto , ma ciò che sembra importare alla rivista statunitense è lo sfruttamento di un dispositivo di grande appeal come quello della Mela. Alla sua presentazione, il tablet made in Cupertino aveva svelato l’applicazione iBooks , comprendente sia un lettore ebook che un bookstore digitale.
C’è tuttavia un serio problema che affliggerebbe le future esperienze di lettura degli utenti, sia che si tratti di riviste come Wired che di un libro di David Foster Wallace. A lanciare il sassolino è stato il columnist di MercuryNews.com , Troy Wolverton. Nel suo articolo , Wolverton ha sottolineato come la maggior parte dei produttori di ebook sia andata nella direzione del formato standard EPUB , specificamente progettato per i testi digitali, ma ciascuno con il proprio DRM.
In molti hanno preferito sistemi software di Digital Right Management sviluppati da Adobe. Ma Apple sembra aver ignorato la scelta maggioritaria, optando per un sistema di DRM proprietario . Come ha spiegato Wolverton, un libro acquistato su iBooks non potrà così essere letto su un dispositivo Nook o Sony (e viceversa). Nonostante il fatto che il formato adottato sia lo stesso. E questo non aiuterebbe i libri elettronici a diffondersi come quelli di un tempo, fatti solo di carta e parole d’inchiostro e universali: bastano un paio d’occhi per consultarli, senza bisogno di complessi sistemi di lucchetti digitali da scardinare.
Mauro Vecchio