Un imprenditore della Silicon Valley ritiene di aver trovato la chiave per rendere davvero globale il mondo delle criptovalute, portandovi dentro la popolazione attraverso un omaggio iniziale chiaro: una Worldcoin a testa per chiunque vorrà partecipare al progetto. 100 mila utenti sarebbero già a bordo, mentre l’obiettivo si fa immediatamente altisonante: 1 miliardo di persone entro il 2023.
A far discutere è la modalità con cui avverrà il tutto, qualcosa che sarà inevitabilmente oggetto di discussione per le implicazioni che comporta a livello di tutela della privacy.
Worldcoin: a noi gli occhi
L’idea è firmata da Sam Altman, la cui storia imprenditoriale è stata sufficiente per attrarre immediatamente gli interessi di Andreessen Horowitz, Coinbase, Reid Hoffman e altri investitori. Con un fondo iniziale di 25 milioni di dollari, Altman ha messo a punto un progetto che si basa su un concetto di per sé semplice: per poter coinvolgere tutta la popolazione mondiale in un sistema di pagamento comune occorre certificare il fatto che ogni singola persona possa disporre di una chiave di accesso certa al proprio denaro virtuale. La soluzione può essere trovata in una sola direzione: la biometria.
Nella presentazione del progetto Worldcoin, Altman spiega che la chiave sta specificatamente in questo: come provare che una moneta sia proprio di una persona fisica e non sia invece stata richiesta da un bot? La risposta è in Orb, un dispositivo in grado di catturare l’immagine dell’occhio di una persona per leggerne l’iride.
Secondo Altman, però, questo non comporta il caricamento o l’archiviazione dell’immagine stessa: la scansione determina la creazione di un codice univoco che viene criptato e inviato, fornendo così la chiave di accesso al primo dei propri Worldcoin. Gli altri – è presumibile – andranno acquistati o guadagnati in seguito, facendo però sempre leva sull’elemento primario del portafoglio personale: l’iride.
La moltiplicazione degli Orb a livello internazionale fornirebbe la possibilità di ottenere la prima Worldcoin, quindi il conseguente diritto ad operare in questo speciale mercato di criptovalute basate sulla biometria. Se oggi solo il 3% della popolazione mondiale ha a che fare con le criptovalute, un meccanismo simile ha ampi margini di penetrazione ed il suo obiettivo reale potrebbe essere proprio a livello di sistema: non tanto imporre una criptovaluta, ma imporre un modello. Al centro vi sarebbe in seguito la commercializzazione degli Orb, la valorizzazione del loro tramite nella lettura dell’iride e la creazione di un sistema di crypto-asset non basati su password e wallet, ma sulla semplice identificazione dell’iride per l’accesso al valore posseduto.
Ogni Orb ha un diametro di 20cm e un peso di 2,5 Kg, con illuminazione a infrarossi e sistema di fraud-detection per impedire manomissioni. La sua funzione è quella di leggere e decodificare l’iride per tramutarla in un codice fruibile per l’identificazione. Inevitabilmente le funzioni potrebbero andare anche ben oltre il mero possesso di criptovalute, ma è probabilmente su queste ultime che si punta per rendere il processo quanto più ampio e globale possibile.
Il valore della criptovaluta sarà definito ancora una volta sulla base della scarsità della stessa: con l’incedere del progetto, la remunerazione per la partecipazione andrà a scendere e pertanto le criptovalute antecedenti assumeranno maggior prestigio. Salire a bordo subito, sia come utente che come operatore, ha pertanto un vantaggio oggettivo che sarà concretizzato con la definizione del valore della valuta nel confronto con le altre e con l’economia tradizionale. Il token si basa su standard Ethereum ERC-20 e la sua vocazione globale è ciò che più avvalora le ambizioni di Altman in questa fase di startup.