Dopo due mesi a singhiozzo World of Warcraft torna ufficialmente in piena funzione in Cina , per la gioia dei milioni di utenti rimasti chiusi fuori dal MMORPG.
Blizzard era entrata in conflitto con il governo cinese che aveva chiesto un maggiore controllo dei contenuti (ritenuti malsani e violenti per i giovani, in particolare per le mutilazioni dei morti). Circa la metà dell’utenza è cinese: un bel problema per il gioco, che era stato costretto ad andare in una versione beta modificata.
Ciò ha significato notevoli perdite: da un lato NetEase, nuovo host del gioco in Cina, ha speso circa 150 mila dollari al giorno per mantenere i server con la versione beta, dall’altra si deve ancora valutare il danno causato dalla perdita di giocatori in questi mesi.
Ora però tutto dovrebbe essere tornato alla normalità, anche il sito ufficiale cinese di WoW è di nuovo online. Torna così ad unirsi all’immensa rete messa in piedi per permettere che milioni di utenti sparsi per tutto il mondo possano connettersi quando vogliono.
Proprio in questi giorni J. Allen Brack e Frank Pearce di Blizzard hanno illustrato le specifiche tecniche del sistema necessario a reggere il videogame: 4.600 persone che utilizzano 20mila computer, con oltre un petabyte di storage, data center sparsi per il mondo, dal Texas a Seul, per un totale di più di 13mila server blade, 75 mila cpu e 112,5 terabyte di RAM.
Per garantire la stabilità monitorano addirittura il tempo atmosferico del luogo dove si trova il data center, per non trovarsi isolati all’improvviso causa condizioni meteorologiche avverse.
Claudio Tamburrino