Roma – C’è davvero molta carne al fuoco nel calderone che da oggi viene servito sui tavoli dei delegati di più di 150 paesi che partecipano alla prima sessione di un appuntamento ritenuto fondamentale: il Summit sulla società dell’informazione organizzato dalla International Telecommunication Union (ITU) con i buoni auspici delle Nazioni Unite. Ma la carne è così succosa che il World Summit on the Information Society (WSIS) difficilmente riuscirà a cuocerla con la giusta maestrìa. Il rischio che si vada incontro ad errori clamorosi c’è tutto, così come è possibile che questo grande dibattito mondiale si esaurisca in un nulla di fatto.
La bozza di Dichiarazione di principi con cui si apre il Summit di Ginevra è un esempio formidabile delle intenzioni e delle contraddizioni che lo animano.
Al primo punto si afferma che il WSIS intende lavorare “per costruire una Società dell’Informazione focalizzata sull’individuo, che accolga le persone e ne permetta lo sviluppo, dove ognuno possa creare, accedere, utilizzare e condividere informazioni e conoscenza”. Se letta con voce stentorea questa è una dichiarazione destinata a far venire la pelle d’oca agli uomini di buona volontà. Non è un caso che proprio ieri il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan abbia dichiarato che questo Summit deve essere l’occasione per “ribadire le libertà dell’individuo all’informazione”.
Ma problemi emergono già al secondo punto della Dichiarazione laddove si afferma che la Società dell’Informazione è necessaria per “sradicare la povertà estrema e la fame, raggiungere l’obiettivo di una scolarizzazione di base universale, promuovere l’eguaglianza tra le razze e la parità tra uomini e donne, ridurre la mortalità infantile, migliorare la condizione delle madri, combattere l’AIDS, la malaria e le altre patologie, assicurare la sostenibilità ambientale”. Principi, appunto, che si snodano per più di 60 paragrafi di cui si compone la Dichiarazione. Un documento di partenza, dunque, che secondo numerosi osservatori affoga il desiderio di una rete libera e fonte di sviluppo nella speranza che possa diventare una novella salvatrice del Mondo .
Della carne al fuoco, però, nel migliore dei casi, tolti i grassi, rimarrà ben poco, forse quelle poche regole inseguite da tanti, quelle della cosiddetta Internet Governance e relative, in particolare, alla gestione dello sviluppo delle infrastrutture di rete, a cominciare dal sistema dei domini per finire con gli standard tecnologici. Regole che saranno discusse tra questo primo appuntamento di Ginevra e la seconda sessione del Summit, prevista per il 16 novembre 2005 in Tunisia.
Non è dunque un caso che a volere questo Summit, e ad averci lavorato assiduamente negli ultimi anni, siano stati quelli della ITU. Una organizzazione a cui aderiscono, certo, numerosi paesi, ma della quale sono membri anche e soprattutto alcune delle più importanti multinazionali della tecnologia: da Marconi a Lucent, da Microsoft a IBM, da Siemens a Philips a Vodafone. Sono moltissimi i nomi stranoti che ne fanno parte. E ITU, per dirne una, è parte in causa diretta nel WSIS, viste le proposte che si sono moltiplicate per affidarle la gestione delle regole dei domini e la supervisione sull’infrastruttura di rete, funzioni che oggi sono affidate all’ ICANN . E quei nomi appaiono anche tra i business member del WSIS assieme a soggetti la cui vocazione per la Società dell’Informazione è passata finora inosservata, aziende come McDonald’s o Exxon Mobil o, ancora, The Coca Cola Company .
In questa prima fase, dunque, il WSIS cercherà di definire il piano di lavoro, Plan of Action , sul quale far lavorare un apposito Working Group che dovrà essere formato per realizzare una serie di proposte per le regole della rete . Proposte che poi verranno presentate e discusse a Tunisi nella seconda fase del Summit.
Cosa aspettarsi da tutto questo? Difficile essere ottimisti, come il ministro italiano all’Innovazione Lucio Stanca, secondo cui il Summit rappresenta una “grande occasione” sebbene occorra vigilare perchè “la rete rimanga libera”. Dichiarazioni che si scontrano con i presupposti di un Summit dal quale sono stati esclusi gli scomodi membri di Reporters sans frontieres e che vede posizioni di grande centralità affidate a paesi che da sempre reprimono la libera circolazione delle idee e delle informazioni, come Iran e Cina . O del ruolo che avranno leader ostinatamente contrari alle libertà democratiche come Fidel Castro e persino Robert Mugabe , il leader dello Zimbabwe che ha avuto dalla Svizzera garanzie di viaggio nonostante l’Europa gli abbia da tempo inibito qualsiasi spostamento all’interno dell’Unione. Per non parlare poi delle polemiche attorno alla decisione di tenere la seconda fase del Summit in Tunisia, un altro paese più avvezzo agli arresti di chi esprime le proprie idee che allo sviluppo attraverso la libertà.
In questo quadro, dove l’esito più probabile secondo molti osservatori è il nulla di fatto, qualcuno teme invece che alla fine a tirare le fila sarà l’industria di settore che tenterà di avocare al business poteri e determinazioni che sono oggi opzione di entità indipendenti dotate di una vocazione internazionalista come, pur con molti limiti, la stessa ICANN.
Questo il timore di Franco Berardi, Bifo, che ieri in una intervista a La Stampa ha dichiarato che “tutti al Summit si aspettano uno scontro tra la cosiddetta società della rete , che aspira ad essere libera ad ogni costo, e le pretese monopolistiche delle major come Microsoft e RIAA, che pretendono di salvaguardare i propri fatturati privatizzando la conoscenza attraverso i brevetti, il copyright e i trademark”. Secondo Bifo l’attivismo sociale e il Social Forum avrebbero dovuto presentarsi compatti al WSIS con proposte ragionate mentre invece si arriva all’appuntamento “sfilacciati” e “senza un orientamento unitario”.
Non mancano, peraltro, le tensioni in direzioni diverse e alternative, come quelle innescate dai paesi emergenti che, pur non dotati di forti economie, chiedono un ruolo di maggiore centralità nella gestione e regolamentazione di Internet.
La divisione tra i paesi ricchi e gli altri potrebbe facilmente portare allo stallo, come peraltro già accaduto in altri eventi internazionali di questo livello.
Sarà interessante, alla fine dei giochi, verificare quanto del lavoro svolto e dei risultati ottenuti avrà qualcosa a che fare con i lunghi paragrafi della Dichiarazione di principi con i quali molti partecipanti al WSIS già oggi non hanno nulla a che spartire né sul piano politico o filosofico né su quello ideologico e tantomeno storico. Roma – La chiamano radio pirata ma, pirata o meno, si tratta dell’espressione più forte dell’organizzazione internazionale Reporters sans frontieres contro la censura di cui è stata vittima, con l’esclusione dell’associazione dai lavori del WSIS .
“Reporter senza frontiere – si legge in una nota diramata ieri – lancia Radio non grata in occasione del Summit mondiale sulla società dell?informazione. Questa radio pirata ha per obiettivo la denuncia dell?esclusione dell?organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa dal WSIS e di far conoscere le violazioni della libertà di espressione su Internet commesse da numerosi Stati che partecipano al Summit”.
La censura contro RSF al WSIS, peraltro, è sembrata a molti dovuta proprio al costante lavoro di denuncia svolto dall’associazione contro le forme di controllo dell’informazione, concretizzato recentemente anche nel Rapporto 2003 sulla Internet delle censure . Una informazione e una posizione sicuramente scomoda per un evento al quale partecipano molti leader di paesi fortemente repressivi della libertà di espressione. “Escludere un?organizzazione per la difesa della libertà di stampa da un Summit che dovrebbe toccare proprio il tema della circolazione dell?informazione – ha dichiarato Robert Ménard, segretario generale di RSF – è una decisione carica di significato. La nostra organizzazione difende quotidianamente la libertà di espressione su Internet. Dobbiamo quindi far intendere la nostra voce nel corso di questo Summit, malgrado questa scandalosa esclusione”.
“Radio non grata” emette sulla frequenza 95.8 FM, in inglese e francese, e si potrà ascoltare sia in città, sia nei dintorni di Ginevra. Diffonde un programma appositamente realizzato dall’associazione in occasione del Summit. Verranno anche trasmesse le interviste di Robert Ménard, Claude Moisy, ex-direttore dell?AFP (Agence France-Presse), Gérald Sapey, presidente della sezione svizzera di Reporter senza frontiere, Jean-Claude Buhrer e Claude Levenson, co-autori del libro “L?ONU contro i diritti umani?” , Patrice Mugny, consigliere amministrativo per gli affari culturali della città di Ginevra, Christian Ferrazino, sindaco di Ginevra, Stéphane Koch, presidente dell?Internet Society Geneva e Pamela Taylor, giornalista americana esperta di media.
“Un?equipe di Reporter senza frontiere presente a Ginevra per fare conoscere Radio non grata – si legge nella nota – distribuirà dei mini transistor che permetteranno di ascoltare la radio pirata, oltre a dei documenti e delle affiche declinate sul tema: “Non lasciamo decidere a loro l?avvenire di Internet” .
Radio non grata può essere ascoltata anche via Internet: http://www.radionongrata.net .