X e Meta non hanno bloccato le campagne di disinformazione attuate dalla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina. Il problema, evidenziato da un report della Commissione europea, riguarda anche altre piattaforme di grandi dimensioni, come TikTok, YouTube e Telegram, ma è maggiormente evidente sul social network di Elon Musk, Facebook e Instagram.
Violazione del Digital Services Act
X è ovviamente il mezzo di (dis)informazione preferito dagli organizzatori delle campagne pro Russia. Circa tre anni fa, quando si chiamava ancora Twitter, l’azienda californiana ha introdotto specifiche etichette per gli account dei media affiliati agli Stati e ridotto la visibilità dei post. Con l’arrivo di Elon Musk è stata cambiata la policy e oggi i post vengono suggeriti dall’algoritmo e mostrati nella timeline.
Lo studio della Commissione europea evidenzia che la diffusione delle fake news sulla guerra in Ucraina è aumentata nei primi sei mesi del 2023, soprattutto a causa dello “smantellamento degli standard di sicurezza” di X. Il problema riguarda anche Meta, nonostante i frequenti interventi dell’azienda di Menlo Park. Gli account pro Cremlino sono molto seguiti su Facebook e Instagram. L’audience degli account finanziati dal governo russo su Telegram è addirittura triplicata.
In base allo studio, nessuna piattaforma applica i termini del servizio in diversi paesi dell’est Europa. Le piattaforme online di grandi dimensioni devono rispettare il Digital Services Act dallo scorso 25 agosto. Uno degli obblighi è proprio quello di impedire la diffusione delle fake news, altrimenti potrebbero ricevere una multa fino al 6% delle entrate globali o subire un ban temporaneo in caso di ripetute violazioni della legge.