X rallenta l'apertura dei social concorrenti

X rallenta l'apertura dei social concorrenti

X rallenta l'apertura di Facebook, Instagram, Threads, Bluesky e Substack, aggiungendo un ritardo di 2,5 secondi al suo servizio di link shortening.
X rallenta l'apertura dei social concorrenti
X rallenta l'apertura di Facebook, Instagram, Threads, Bluesky e Substack, aggiungendo un ritardo di 2,5 secondi al suo servizio di link shortening.

Elon Musk cerca in tutti i modi di penalizzare la concorrenza, evitando “pubblicità gratuita” su X. Come rilevato da The Markup, l’azienda californiana ha aggiunto un ritardo di circa 2,5 secondi per l’accesso a Facebook, Instagram, Threads, Bluesky e Substack, quando l’utente usa il servizio di link shortening t.co. Un simile trucco era stato utilizzato a metà agosto.

Ritardo software di 2,5 secondi

Il servizio di link shortening t.co era stato introdotto per consentire agli utenti di non superare il limite originario dei 140 caratteri. Oggi viene sfruttato soprattutto per monitorare le condivisioni e fornire dati utili agli inserzionisti. Da metà agosto era stato implementato il throttling per alcuni domini, tra cui quelli dei social media concorrenti e dei quotidiani considerati “nemici” da Elon Musk (il New York Post in particolare).

The Markup ha testato 20 domini per quattro giorni, scoprendo che il caricamento di Facebook, Instagram, Threads, Bluesky e Substack avviene in circa 2,5 secondi. Il ritardo è lo stesso per i cinque domini, quindi è chiaramente intenzionale. È stato invece eliminato il throttling per New York Times e Reuters (a metà agosto era circa 5 secondi).

Il comportamento scorretto dell’azienda californiana potrebbe avere conseguenze negative in termini di visitatori e guadagni pubblicitari. Secondo uno studio di Google, la percentuale di abbandono di un sito da parte degli utenti aumenta del 32%, se il caricamento della pagina passa da uno a tre secondi.

Questa pratica è considerata illegale dal Digital Markets Act, ma X non deve rispettare la legge in quanto non è un “gatekeeper”. Potrebbe però violare le normative antitrust e rischiare una sanzione al termine di un’eventuale indagine.

Intanto, il Center for Countering Digital Hate (CCDH) ha pubblicato un altro report che evidenzia la presenza di contenuti che incitano all’odio. X ha dichiarato che il report non rispecchia la realtà, in quanto simili contenuti vengono rimossi in poco tempo. L’azienda californiana ha denunciato il CCDH all’inizio di agosto.

Fonte: The Verge
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Pubblicato il
17 set 2023
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