Circa due mesi fa, il produttore cinese è finito nella blacklist del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Xiaomi ha successivamente presentato una denuncia contro la decisione dell’amministrazione Trump. Si scopre ora che l’inserimento nella lista nera è dovuto ad un premio ricevuto dal co-fondatore Lei Jun.
Un premio giustifica il ban di Xiaomi
Secondo il governo USA, Xiaomi collabora con le forze armate cinesi e quindi gli investitori statunitensi non possono più acquistare azioni dell’azienda e devono cedere quelle già in loro possesso entro novembre. Il produttore ha smentito categoricamente le accuse, affermando di non aver nessun legame con l’esercito comunista cinese. Per questo motivo ha presentato una denuncia per chiedere l’esclusione dalla blacklist.
Un documento depositato successivamente in tribunale dal Dipartimento della Difesa svela il principale motivo della decisione presa a metà gennaio. Lei Jun, CEO e co-fondatore di Xiaomi, ha ricevuto nel 2019 il premio “Outstanding Builder of Socialism with Chinese Characteristics” dal Ministero dell’industria e dell’informazione tecnologica (MIIT). In pratica, il servizio reso allo paese da Lei Jun confermerebbe la collaborazione tra Xiaomi e le forze armate cinesi.
Secondo il Dipartimento della Difesa, il MIIT è il ministero usato dalla Cina per appoggiare le aziende private nello sviluppo di tecnologie militari. Un’altra motivazione è l’investimento di circa 7,7 miliardi di dollari effettuato da Xiaomi nelle reti 5G e nell’intelligenza artificiale. Il governo statunitense ritiene che queste tecnologie siano prioritarie per i militari cinesi e l’aiuto di Xiaomi serve proprio per raggiungere gli obiettivi prefissati.