Xiaomi ha annunciato un piano per il trasloco dei dati dei suoi utenti stranieri fuori dai confini cinesi .
D’altra parte, anche se Internet è una realtà globale ed il cloud è ormai l’attualità dell’archiviazione dei dati, i server sono e rimangono fisici. Il che significa che devono essere posizionati da qualche parte nel mondo, rimanendo assoggettati alle leggi nazionali del paese dove sono ospitati : così, negli ultimi anni, non sono mancati interventi da parte delle multinazionali ICT per gestire i dati dei propri utenti.
Da ultimo, per esempio, Apple ha deciso di mantenere per gli utenti cinesi server in Cina, mandando ora il CEO Tim Cook a discutere di sicurezza con il vice-premier Ma Kai: minacciose indiscrezioni circa un forte interessamento degli hacker per i dati del servizio iCloud avrebbero infatti messo in guardia l’azienda della Mela.
Per quanto riguarda Xiaomi, a comunicare ufficialmente la decisione è stato invece il vicepresidente Hugo Barra, che ha spiegato che si tratta di una strategia di ampio respiro attraverso cui l’azienda vorrebbe passare ad un’architettura multi-sito che permetterebbe di migliorare le performance dei servizi offerti in tutto il mondo , diminuendo in particolare gli errori di connessione e i tempi di latenza.
Tuttavia c’è chi suggerisce che l’azienda aprofitti della scelta per proteggere i dati che si trova a gestire, che in particolare in Cina appaiono minacciati dall’ingerenza delle autorità: “È meglio premurarsi – ha d’altronde spiegato anche Barra – per mantenere alti standard per quanto riguada privacy e rispetto delle regolamentazioni nazionali in materia di protezione dei dati. Una priorità per Xiaomi, soprattutto nell’ottiva di espandersi in nuovi mercati”.
Le operazioni di Xiaomi si svolgeranno in tre fasi: la prima, già avviata e che dovrebbe essere conclusa entro fine ottobre, vede l’azienda impegnata a spostare i dati dei suoi utenti non cinesi, nonché le sue piattaforme e-commerce, dai data center di Pechino a quelli Amazon AWS in California ed a Singapore (sempre in questa fase inizierà ad usare l’infrastruttura CDN globale per velocizzare il caricamento delle pagine statiche); la seconda vedrà la migrazione dei servizi MIUI ( tra cui quelli cloud e relativi dati), verso i data center Amazon AWS in Oregon e a Singapore; nel 2015, infine, Xiaomi ha intenzione di migliorare ancora le performance offerte in mercati emergenti come India e Brasile, collaborando con data center locali e potendo così offrire maggiori prestazioni.
Claudio Tamburrino