Alla fine qualcuno ce l’ha fatta: Xiaomi ha presentato in via ufficiale Mi Air Charge confermando di fatto l’intenzione di commercializzare per prima una soluzione per la ricarica wireless a distanza, battendo sul tempo altre realtà come Energous e Ossia impegnate sullo stesso fronte. Per capire come funziona è sufficiente dare un’occhiata alle animazioni qui allegate. Questa la spiegazione tecnica fornita sulle pagine del blog ufficiale.
Un array di controllo composto da 144 antenne che trasmettono onde millimeter-wide direttamente al telefono attraverso beamforming.
Mi Air Charge: la ricarica a distanza di Xiaomi
Confusi dalla descrizione? Non siete i soli. Stando a quanto si legge Mi Air Charge si basa su “posizionamento spaziale” e “trasmissione dell’energia”. In altre parole la base di ricarica e il dispositivo da ricaricare (in questi esempi uno smartphone) comunicano di continuo così da sapere in ogni momento dove si trova il telefono e inviare l’energia in quella direzione, facendola infine confluire nella batteria. Non è dato a sapere con esattezza quale sia la portata, la distanza massima che è possibile coprire, la società parla in modo indicativo di diversi metri.
Al momento la ricarica avviene a 5 W, non molto se si considerano le soglie raggiunte dai sistemi di ricarica rapida che prevedono l’impiego di un cavo o di uno stand su cui appoggiare il device. È però possibile ricaricare più apparecchi (non è noto fino a quanti) senza perdere in efficienza. La presenza di ostacoli tra i due capi della trasmissione non influisce negativamente.
Lo smartphone deve avere in dotazione le componenti necessarie per il supporto alla tecnologia. Xiaomi ha già reso noto che lo stesso approccio verrà presto applicato anche a smartwatch, smartband e altri indossabili, guardando oltre e immaginando che in un futuro non molto lontano anche lampade e altre apparecchiature della casa funzioneranno allo stesso modo.
Senza scivolare nel complottismo, nonostante l’effetto wow suscitato dall’annuncio abbiamo qualche legittimo dubbio. In primis a riguardo della possibile interazione con altre apparecchiature entro il raggio d’azione, in particolare con i dispositivi medici: prendiamo ad esempio il sistema MagSafe messo a punto da Apple per gli iPhone 12 (seppur di natura differente) che, come ammesso dalla stessa mela morsicata, può creare problemi a chi porta un pacemaker. Il comunicato di annuncio pubblicato da Xiaomi non affronta la questione.