In un mondo fatto di gadget tecnologici e di cause per la proprietà intellettuale, sembra quasi che i due insieme debbano incontrarsi per rendere davvero concreto un prodotto: il tablet Xoom, atteso per far concorrenza a iPad, è stato così accolto a poche ore dal suo esordio sul mercato da una denuncia per violazione di proprietà intellettuale .
Stavolta non si tratta di una causa legata alla paternità di una tecnologia e dei rispettivi brevetti, ma di una presunta violazione di marchio commerciale relativamente al nome scelto , proprio come si era trovata a difendersi Apple dalle aziende che rivendicavano il nome “iPad” o in un caso analogo che la vedeva contrapposta a Cisco per l’utilizzo del nome “iPhone” (e poi concluso con un accordo extragiudiziale). Oppure come quello che Google aveva dovuto affrontare sia per Android che per Nexus.
Motorola è stata denunciata per violazione “consapevole e intenzionale” di marchio commerciale da Xoom Corporation, azienda che si occupa di pagamenti online.
L’accusa chiede alla corte danni non meglio specificati e “un’ingiunzione preliminare e/o un’ordinanza restrittiva” che impedisca il lancio sul mercato ( atteso a breve ) del prodotto ritenuto in violazione dei suoi diritti.
Finora in casi analoghi come quello di “iPhone”, “iPad”, “Android” e “Nexus”, la ragione è sempre andata ai grandi produttori di device o il tutto si è concluso con un accordo tra le parti. A differenza dei brevetti, infatti, per valutare la violazione di un marchio occorre dimostrare il rischio per il consumatore di confondere i due prodotti omonimi ed è praticamente impossibile quando i due prodotti si trovano in categorie merceologiche differenti.
L’unica differenza rispetto ai casi precedenti è che Xoom Corporation è un’azienda che per alcuni potrebbe effettivamente volere il cambio del nome da parte dei tablet, soprattutto per il rischio di arretrare nei risultati di una ricerca online condotta con il suo nome. Se si pensa alla possibilità da parte di Motorola di offrire un sistema di pagamento interno alla tavoletta una forma di sovrapposizione tra i due marchi si potrebbe effettivamente verificare.
In ogni caso la vicenda non sembra rallentare i piani Motorola di sbarco di Xoom sul mercato: rispondendo alle critiche che gli erano già state mosse sull’obbligo di sottoscrizione di un abbonamento dati minimo al momento dell’acquisto del tablet, Motorola ha fatto marcia indietro negando quest’obbligo.
Claudio Tamburrino