Yahoo non intende rinunciare a dimostrare che le indiscrezioni sulla presunta sorveglianza sulle attività online dei propri utenti da parte delle agenzie di sicurezza statunitensi siano davvero da considerare illazioni: per questo motivo si è rivolta direttamente ai vertici dell’intelligence degli States, per chiedere che vanga fatta chiarezza.
In una contingenza di particolare tensione per Yahoo, a breve distanza dall’ emergere dell’entità di un cyberattacco subito negli anni scorsi e in attesa della formalizzazione dell’acquisizione da parte di Verizon, Reuters aveva diffuso delle indiscrezioni relative ad un non meglio precisato software, installato sui server della stessa Yahoo sulla base di un ordine segreto della Foreign Intelligence Surveillance Court e volto a scandagliare il traffico email degli utenti alla ricerca di informazioni utili alle agenzie statunitensi che si occupano di sicurezza.
Sunnyvale era tempestivamente intervenuta per sottolineare l’incompletezza di una notizia che conteneva informazioni “forvianti”: Yahoo si sarebbe sempre limitata a rispondere alle richieste delle autorità in maniera da tutelare al massimo i propri utenti e i loro dati personali e un tale sistema di accesso diretto a favore dell’intelligence statunitensi non sarebbe mai esisto. A meno che Yahoo stessa non sia stata tenuta all’oscuro dei fatti.
È per fare chiarezza sulle garanzie di riservatezza da poter offrire agli utenti e sulle responsabilità di quanto eventualmente accaduto, che il general counsel di Yahoo Ron Bell ha vergato una lettera indirizzata al Director of National Intelligence James Clapper. Le richieste sono esplicite: Sunnyvale chiede se esista un ordine del tribunale FISA che prescriva l’installazione del fantomatico software, chiede che questo ordine, qualora sia stato emesso, venga reso pubblico almeno in parte, chiede che venga espresso un “commento pubblico sufficientemente dettagliato a riguardo per i presunti fatti e le presunte circostanze”.
Bell coglie l’occasione per ricordare che Yahoo, al pari delle altre aziende, merita di poter contare sulla trasparenza e merita di poter offrire trasparenza ai propri utenti. “La trasparenza – afferma il dirigente Yahoo – è determinante perché ogni azienda che opera nel settore dell’informazione e della comunicazione possa guadagnarsi e mantenere la fiducia dei propri utenti”. Le altre aziende che Yahoo non cita, da Google a Microsoft, da Twitter a Facebook, all’indomani delle rivelazioni su Sunnyvale si sono affrettate a dichiarare la proprie estraneità a simili programmi di sorveglianza, e mentre le speculazioni su Sunnyvale continuano ad affastellarsi , secondo Bell l’Office of the Director of National Intelligence è l’unico soggetto che può sgombrare il campo da ogni dubbio.
Le istituzioni statunitensi hanno anticipato di voler rispodere direttamente a Yahoo, e altri chiarimenti potrebbero giungere grazie alle pressioni di diversi soggetti: nei giorni scorsi 48 membri del Congresso si sono allo stesso modo rivolti ai vertici dell’intelligence statunitense mentre nelle scorse ore gli attivisti di ACLU si sono nuovamente mobilitati per chiedere che la Foreign Intelligence Surveillance Court rilasci pubblicamente oltre 20 provvedimenti di sorveglianza, compreso quello presumibilmente emesso per ottenere la collaborazione di Yahoo.
Gaia Bottà