Santa Clara (USA) – Nuance Communications , società statunitense specializzata nello sviluppo di interfacce vocali, ha citato in giudizio Yahoo per concorrenza sleale e spionaggio industriale. La piccola software house è convinta che Yahoo le abbia sottratto 13 ingegneri : tutti facenti parte di un team che aveva quasi completato lo sviluppo di un nuovo applicativo piuttosto all’avanguardia. Una soluzione che permetterebbe di effettuare le ricerche online tramite comandi vocali via terminale mobile.
“Yahoo sarà in grado di entrare nel mercato delle interfacce vocali sfruttando le tecnologie Nuance, senza aver speso tempo e denaro nella ricerca/sviluppo. Questa soluzione è così importante che hanno preferito sottrarci l’intero staff di sviluppo, in modo da controllare ogni aspetto, piuttosto che acquistare una normale licenza di utilizzo”, ha dichiarato un portavoce Nuance. Yahoo, per ora, non ha voluto commentare ufficialmente l’accaduto.
Non si tratta certamente del primo caso di “ratto” di teste, ma stupisce forse il ritmo di queste azioni. La scorsa estate Microsoft aveva deciso di avviare un procedimento legale nei confronti di un ex dipendente e di Google, che l’aveva assunto. Il tutto per un singolare gioco di spionaggio industriale legato allo scacchiere cinese. Querelle quasi risolta da un giudice di Washington che ha obbligato lo sventurato protagonista a non lavorare, presso Google, su prodotti, servizi o progetti già analizzati con Microsoft.
La tecnologia Nuance che si nasconde dietro questa particolare applicazione permette il riconoscimento di quasi 25 milioni di parole e frasi . Yahoo non ha perso tempo, e ne ha licenziato una versione, che converte il testo in parlato, per il suo pacchetto e-mail premium dove gli utenti possono ascoltare i messaggi contenuti nella posta in arrivo tramite cellulare.
I retroscena del furto di ingegneri , come qualcuno lo ha già definito, non ha però niente a che vedere con le spy story più succulente. Larry Heck, vice presidente del comparto ricerca/sviluppo di Nuance, e il suo team si erano concentrati sull’implementazione del sistema per 18 mesi. Dopo l’acquisizione di Nuance da parte della rivale Scansoft , Heck, secondo l’accusa, aveva dimostrato insofferenza per una mancata promozione. A quel punto pare che sia iniziato uno scambio di e-mail con Yahoo: proposte, piani di sviluppo, liste di ingegneri coinvolgibili nel passaggio etc.
L’epilogo è quanto mai annunciato. Il 30 agosto Heck abbandona Nuance e passa a Yahoo portandosi dietro un top manager. Il 31 agosto un altro manager salta il fosso. Qualche settimana dopo almeno sei ingegneri del team di Montreal, supervisionati in passato da Heck, inaugurano il nuovo laboratorio Yahoo in città. La giornata si chiude con gli ultimi tre specialisti del laboratorio di Menlo Park: anche loro salutano e raccolgono la nuova sfida.
“Ovviamente il confronto per accaparrarsi i migliori ingegneri è acceso; noi desideriamo avere nuovi talenti, se poi questi vogliono venire da noi, certamente non abbiamo intenzione di fermarli. Comunque siamo dell’idea che le accuse di Nuance siano infondate, quindi ci difenderemo strenuamente”, ha dichiarato Kiersten Hollars, portavoce di Yahoo.
La sottrazione di teste illuminate è sempre stata una pratica ufficiosa nel settore IT. Il problema è che se questo avviene fra grandi aziende di pari grado il fenomeno può essere ascritto fra i meccanismi di compensazione dei rapporti di forza. In fondo, succede in ogni settore della ricerca privata. Il problema però si pone quando le forze in gioco hanno pesi diversi. In questo caso stupisce che Yahoo abbia dimostrato di non possedere una tecnologia vocale proprietaria superiore alla piccola concorrente. Se le interfacce vocali sono così strategiche perché si ha bisogno di strutturare quasi un intero dipartimento con “manodopera” sottratta? Potrebbe dimostrarsi un caso, un evento sporadico. Ma la sensazione è che questo tipo di operazioni siano frutto di un sistema strategico volto alla massimizzazione dei risparmi sulla ricerca, a discapito delle piccole e medie imprese illuminate. In Italia gli esempi si sprecano.
Dario d’Elia