Carol Bartz è un tipo duro: non l’ha mandata a dire quando è salita a bordo di Yahoo!, qualche parolina-parolaccia l’è scappata durante la comunicazione dei dati di bilancio trimestrali, la sua politica di riserbo assoluto sulle attività in corso ha zittito tutti gli uccellini che erano soliti cantare per le orecchie dei giornalisti in ascolto. Soprattutto, il paventato e forse necessario accordo con Microsoft che potrebbe rilanciare definitivamente l’immagine e i conti di Yahoo! sta venendo negoziato a condizioni molto diverse rispetto a 12 mesi fa .
I bene informati sostengono che il viaggio di Steve Ballmer, CEO di BigM, in quel di Stanford fosse programmato da tempo ma che non sia del tutto casuale: ufficialmente Steve è in Silicon Valley per tenere un discorso ad un convegno sull’imprenditoria, ma sembrerebbe che assieme a lui siano volati da Seattle anche un piccolo ma significativo gruppo di top-manager della sua azienda. Impegnati, mentre il capo si fa vedere in pubblico, a discutere con i loro omologhi di Yahoo! le condizioni di un possibile documento da sottoporre ai vertici.
Secondo Kara Swisher del Wall Street Journal , tra i più attenti e informati osservatori delle mosse di Yahoo!, la questione non sarebbe più nella fase di valutazione della possibilità dell’accordo, ma sarebbe già entrata nel vivo delle condizioni. Questione di “come” e non più di “se”, spiega Swisher, che butta sul tappeto l’ultima delle ipotesi possibili sulla spartizione della torta: a Yahoo! resterebbe il pieno controllo sul portale, sui contenuti e la loro produzione , così come resterebbe il compito di piazzare e vendere pubblicità a tutto spiano. A Microsoft , invece, toccherebbe gestire l’apparato tecnico dietro il search e l’engine per la somministrazione dei banner.
Una scelta e una suddivisione dei compiti dettati, probabilmente, anche dai numeri fatti registrare dai servizi dei due marchi: tanto per fare un esempio, il solo portale Yahoo! News che eroga notizie ai navigatori risulta essere il terzo sito più visitato del settore secondo le statistiche Nielsen . Ogni mese, secondo i dati di marzo, viene cliccato da quasi 38 milioni di navigatori (un robusto più 16 per cento rispetto a un anno fa), un risultato di per sé enorme considerando che si tratta di un singolo servizio del portfolio di cui dispone il marchio viola.
Dunque è senz’altro Yahoo!, tra i due marchi, a detenere il maggiore appeal sul pubblico per quanto attiene il seguito dei suoi servizi e la loro popolarità: la scelta di Microsoft di fare un passo indietro e di affidarsi al marchio altrui per tenere testa alla crescita di Google sembra quasi obbligata. Yahoo!, da parte sua, non dovendo rinunciare né ai servizi né alla sua rete di vendita potrebbe sempre in futuro, se le cose dovessero andare male, divorziare (anche bruscamente) da Microsoft e rilanciarsi da sola. Nel frattempo sarebbero affluiti capitali sicuri nelle casse, la ristrutturazione sarebbe stata completata, la (ri)partenza potrebbe essere lanciata invece che da fermo.
Proprio la riservatezza proverbiale di Bartz, e complice anche il risultato del precedente tentativo di accordo che di certo non ha giovato all’immagine dei CEO coinvolti, l’intera trattativa si sta svolgendo nel più assoluto riserbo . Ma qualcuno obietta che proprio questo silenzio assordante potrebbe essere un piccolo ostacolo al prosieguo dell’avventura fin qui di successo del CEO di Yahoo!: la dismissione di Geocities è giunta a sorpresa anche tra i dipendenti, consapevoli che i tagli sono necessari alla sopravvivenza della loro azienda ma ignari di quale sia la strategia che anima il loro capitano.
Qualche mugugno comincia a sollevarsi dalla base: niente che debba impensierire, ma sarà importante per Bartz tenerne conto. Il titolo in Borsa si sta comportando bene (ma è ancora lontano dai picchi toccati all’epoca del lancio della scalata di Microsoft), ma la crisi economica che investe anche l’ICT e i conti pur sempre in ribasso rispetto ai tempi d’oro impongono rigore e al contempo lucidità. La guerra si vincerà solo con truppe motivate , oltre naturalmente alle giuste alleanze.
Luca Annunziata