Un supporto per i creatori di video, un supporto per il proprio business, piattaforma che dà spazio all’intrattenimento professionale e non, e che trae guadagno dall’advertising somminisrato alle platee connesse: YouTube ha acquisito FameBit, servizio che opera da intermediario tra i produttori di contenuti e i marchi che su questi contenuti vogliono investire.
“Sponsorizzazioni e promozione a pagamento”, spiega YouTube, vale a dire video veicolo di pubblicità : questo è quanto FameBit promette di incoraggiare, connettendo i creatori con i brand, i cosiddetti influencer con i marchi che vogliono guadagnare visibilità presso vasti pubblici. Si tratta, ricorda FameBit, di sinergie che hanno già dato vita a 25mila video brandizzati, fruiti per un tempo che supera i due miliardi di minuti.
“Crediamo che la relazione di Google con i marchi e le partnership di YouTube con i creatori, combinati con la tecnologia e l’esperienza di FameBit – si spiega sul blog ufficiale della piattaforma di video sharing – aiuterà ad aumentare le opportunità di produrre video brandizzati, contribuendo ad aumentare ancor di più i guadagni per la community dei video online”.
Se FameBit per il momento continuerà ad operare come una realtà a sé, YouTube assicura altresì che l’integrazione con FameBit non costituirà un passaggio obbligato per gli YouTuber che ambiscano a monetizzare: “I creatori avranno sempre possibilità di scelta nel lavorare con i brand” si chiarisce, ma YouTube auspica che tanto i produttori di video quanto le società come gli MCN possano approfittare delle soluzioni dell’azienda appena acquisita per sfruttare le triangolazioni tra i contenuti di intrattenimento, gli inserzionisti e le intersezioni dei pubblici di riferimento.
Secondo gli osservatori si tratta di una acquisizione estremamente strategica per YouTube: esistono già dei canali preferenziali su YouTube per mettere in contatto produttori di contenuti ed inserzionisti, e acquisire un maggiore controllo su questo tipo di operazioni potrebbe consentire a YouTube di standardizzare le pratiche relative alle sponsorizzazioni, incrementando le proprie opportunità di business e offrendo maggiore trasparenza presso gli organi di controllo che vigilano sull’advertising, anche nelle sue forme meno esplicite.
Gaia Bottà