I numeri di YouTube, secondo le stime presentate in un articolo di The Information , emergono finalmente con più chiarezza, e non sarebbero numeri all’altezza delle aspettative.
Nel 2013 la piattaforma sarebbe arrivata a gestire 300 milioni di ore di visualizzazioni al giorno: si tratta di tre volte tanto i 100 milioni di ore del 2012, una cifra lievemente indietro rispetto alle sue precedenti previsioni e all’obiettivo di raggiungere quota 1 miliardo di ore al giorno entro il 2016.
Il fatturato, su cui YouTube non ha mai rilasciato dati precisi, corrisponderebbe a circa 3,5 miliardi di dollari nel 2013 (1,5 miliardi netti): molto meno rispetto alle aspettative che parlavano di una cifra compresa tra i 5 ed i 5,6 miliardi di dollari).
A mettersi sul cammino del successo di YouTube il fatto che sia cresciuta la concorrenza, in particolare, da parte di Netflix, Facebook, Twitter, Vine, Amazon, Comcast e Yahoo. Netflix, per esempio, potrebbe contare su un fatturato superiore a YouTube, raggiungendo quota 4,3 miliardi di dollari.
Il CEO di YouTube Susan Wojcicki, nel contempo, afferma che l’obiettivo resti, dal punto di vista del fatturato, quello di raggiungere la doppia cifra di miliardi di dollari incassati. Così, gli investimenti di YouTube continuano, da un lato concentrandosi sui contenuti, dall’altro sulla qualità del servizio.
Per quanto riguarda il primo punto Wojcicki ha sottolineato come sia importante continuare a stringere i rapporti con i produttori, a cui la piattaforma intende destinare il 55 per cento del suo fatturato lordo.
Da questo punto di vista, poi, un altro nuovo impegno per il Tubo potrebbe riguardare un proprio servizio di streaming musicale in competizione con omologhi come Spotify: ma questo aspetto rimane per il momento fermo al palo, anche per la competizione interna a Google, nella stessa direzione si sta già muovendo in particolare Google Play.
L’ altro aspetto valorizzato dalla piattaforma è quello della qualità del servizio ed in particolare della velocità di caricamento dei suoi contenuti: le principali responsabilità da questo punto di vista sarebbero tuttavia imputabili agli ISP . A dirlo è proprio Google, tramite i risultati del servizio di monitoraggio attraverso cui ha iniziato ad analizzare le velocità offerte dai diversi provider nel caricare ogni mese i video ed a classificarli su queste basi.
Claudio Tamburrino