Non solo i filmati, ma anche i commenti ai video di YouTube presentano insidie per i più piccoli. E l’intermediario che li ospita farebbe bene a regolamentarli. È questo il principale risultato dell’analisi compiuta sui contenuti multimediali e testuali del portalone dal Parents’ Television Council ( PTC ), un’associazione genitoriale statunitense. Sotto accusa, in particolare, il linguaggio esplicito ed i ricorrenti link a siti pornografici.
La survey, racconta ArsTechnica , è stata condotta con il metodo dell’analisi qualitativa, ed ha riguardato 280 video presenti sul database del grande provider statunitense. Nell’arco di un periodo di circa quaranta giorni, tra il 1 luglio ed il 5 agosto 2008, gli ispettori di PTC hanno così passato al setaccio le immagini e le parole impiegate nei filmati, e seguito lo svilupparsi dei commenti degli utenti alle stesse.
Ed i risultati , dal loro punto di vista, sono stati tutt’altro che incoraggianti. Le ricerche condotte impiegando termini a sfondo sessuale ad esempio, li hanno portati a scoprire che oltre un quarto dei filmati risultanti non prevedono meccanismi di verifica dell’età , ed anche lo scan dei most popular video associati alle diverse keyword ha spesso condotto verso contenuti sessualmente espliciti.
Ma le maggiori sorprese vengono dall’ analisi dei commenti . Esaminando le stringhe di testo lasciate dagli utenti in calce ai filmati gli ispettori di PTC hanno scoperto frequenti casi di link a siti pornografici, nonché l’impiego di espressioni “altamente offensive”. E questo, chiosano, anche quando i termini usati per effettuare il search sono apparentemente innocenti e child friendly .
Di fronte a questo scenario, gli estensori del rapporto assumono una posizione molto netta. Anche se le misure recentemente assunte da YouTube per limitare la visione dei contenuti pornografici all’interno dei propri spazi vanno nella giusta direzione, spiegano, è necessario ampliare ulteriormente il raggio del controllo: “le nuove policy di YouTube dovrebbero essere estese anche ai commenti, ai link ed alle pubblicità”. Per far questo, si spiega ancora, dovrebbe essere creato un sistema di rating dei contenuti “articolato, accurato e trasparente”, che consenta ai genitori di bloccare i materiali inappropriati.
In conclusione, i responsabili di PTC riservano un ammonimento anche agli inserzionisti , ai quali dicono: “gli sponsor devono sempre mantenere una chiara consapevolezza rispetto al tipo di contenuti di cui rendono possibile la distribuzione con i propri finanziamenti”.
Le policy di pubblicazione (e la popolarità) stanno concentrando su YouTube attacchi sempre più frequenti da molti fronti diversi. Solo pochi mesi fa il portale si era dovuto difendere dalle accuse pubbliche dal sentore Joe Lieberman, il quale stigmatizzava la presenza entro il database YouTube di video legati all’attività di Al-Qaeda. Ed anche nel nostro paese non mancano coloro che criticano e coloro che chiedono rimborsi milionari al popolare servizio di video sharing.
Giovanni Arata