La guerra del copyright contro YouTube è ancora aperta su più di un fronte, ma il noto portale di videosharing ha appena vinto una piccola battaglia. A decidere il successo è stato il giudice federale Louis Stanton che, dal Distretto Sud dello Stato di New York, ha dato ragione agli avvocati di Google, facendo cadere diversi capi d’accusa portati avanti da un gruppo di detentori di diritti. “Il Copyright Act – ha scritto il giudice – non prevede danni stabiliti per legge relativamente ad opere straniere”.
La causa era stata intentata nel 2007 da una class action guidata da Football Association Premier League a cui si sono accodati altri soggetti come la National Music Publisher Association (NMPA) e Bob Tur, regista noto per i suoi filmati sugli scontri di Los Angeles e sulla cattura di O.J. Simpson negli anni ’90. L’accusa collettiva era volta, come si legge sul sito ufficiale dell’iniziativa, a “fermare l’utilizzo non autorizzato da parte del sito YouTube.com delle loro opere e di tutte quelle create da altri detentori dei diritti”.
Il dibattimento, due anni dopo, resta in piedi, ma gli accusati Google e YouTube hanno assaporato la dolce mano del giudice federale. Stanton ha, infatti, respinto le richieste di risarcimento degli avvocati di Proskauer Rose LLP che rappresenta la class action. I video caricati sul portale di San Bruno riguardano, come nel caso della Premier League britannica, opere straniere non coperte dalla legge sul copyright statunitense . Uno spiraglio, tuttavia, è rimasto aperto per l’accusa: potrà richiedere a YouTube i danni legati a eventi dal vivo che costituiscono un’eccezione nella legge.
Google, nel frattempo, si gode questa piccola vittoria che ha risollevato animi da anni scoraggiati da iniziative legali da ogni fronte. Il giudice di New York è, infatti, lo stesso che aveva preso in esame la denuncia da parte di Viacom con tanto di richiesta di risarcimento pari ad un miliardo di dollari. Sono stati 500, invece, i milioni (di euro) invocati da Mediaset dopo aver contato almeno 4.643 filmati su YouTube. Per Google, questa volta, il conto sembra decisamente più abbordabile. (M.V.)