YouTube, la primavera dei canali a pagamento

YouTube, la primavera dei canali a pagamento

La piattaforma di video sharing al tavolo delle trattative per aprire i primi canali a sottoscrizione mensile. In Europa, prosegue il braccio di ferro con le società di raccolta dei diritti relativi a migliaia di clip musicali
La piattaforma di video sharing al tavolo delle trattative per aprire i primi canali a sottoscrizione mensile. In Europa, prosegue il braccio di ferro con le società di raccolta dei diritti relativi a migliaia di clip musicali

Dagli albori del video sharing alle dinamiche commerciali nello schema televisivo pay-per-view , YouTube sembra pronta all’ennesima svolta per evolvere il proprio un modello di business. Stando alle ultime indiscrezioni riportate dal quotidiano statunitense Wall Street Journal , la piattaforma di Google aprirà i suoi primi canali a sottoscrizione nella primavera di quest’anno . I responsabili del Tubo avrebbero contattato un piccolo gruppo di content provider per la distribuzione di singoli canali che risultino accessibili solo agli utenti paganti.

Non è ancora chiaro quali saranno i primi canali coinvolti nel nuovo piano di YouTube, evidentemente alla ricerca di ulteriori fonti di guadagno. Molto probabilmente, il portalone di BigG si affiderà a quelle media company che già hanno attirato la massa degli utenti con milioni di visualizzazioni online . Tra i potenziali candidati, la rivista specializzata AdAge ha individuato Machinima e Maker Studios tra i network più popolari sul Tubo.

Stando alle voci di corridoio a cui ha dato spazio il WSJ , i primi canali a sottoscrizione mensile potrebbero prevedere un esborso variabile tra 1 e 5 dollari . A parte la diffusione di contenuti seriali, la piattaforma di Google starebbe considerando la presenza di video library – sempre a pagamento – oltre che la diffusione di eventi dal vivo in streaming con modalità di accesso molto simili a quelle imposte dalle emittenti pay-per-view . Come l’ultimo concerto statunitense dei Rolling Stones, trasmesso da Yahoo! al prezzo di 40 dollari.

È chiaro che YouTube dovrà stabilire costi decisamente più abbordabili per mantenere gli umori della sua platea planetaria. Come sottolineato tempo fa dal CEO Salar Kamangar, il modello a sottoscrizione è possibile, a partire da quei fornitori di contenuti che hanno ottenuto negli anni un volume elevato di utenti. Utenti che potranno essere trasformati in consumatori paganti, garantendo ai nuovi partner del Tubo una divisione quasi fifty-fifty dei ricavi dagli abbonamenti .

Alla conquista del mercato legato ai contenuti digitali, YouTube è tornata alla sbarra nella complessa gestione dei diritti relativi a migliaia di clip musicali. La collecting society tedesca GEMA ha chiesto ad un giudice di Monaco di Baviera l’emissione di un’ordinanza per fermare il Tubo nella battaglia sull’accordo di licensing per la condivisione autorizzata di filmati musicali. Per i legali di GEMA, il portalone californiano avrebbe diramato informazioni e opinioni fuorvianti sulle richieste della stessa collecting society teutonica.

I dissapori tra le parti risalgono al 2010, quando GEMA chiedeva a YouTube la rimozione di migliaia di clip per il mancato raggiungimento di un adeguato accordo di licenza. La piattaforma di video sharing aveva invece sottolineato come la sparizione dei filmati musicali fosse da imputare alla mancata concessione dei diritti su ordine dei legittimi titolari. Diverso il parere di GEMA: YouTube si era rifiutata di pagare la somma richiesta dalla società di raccolta .

In parallelo , un secondo braccio di ferro con la francese SACEM, che ha confermato la “prosecuzione dei negoziati per stipulare un nuovo contratto che garantisca la remunerazione degli autori, compositori ed editori musicali per i video diffusi a partire dal 1 gennaio”. Dal 19 gennaio scorso, i responsabili di YouTube France hanno interrotto le attività di monetizzazione dei contenuti musicali in terra transalpina . SACEM ha spiegato che “l’interruzione della monetizzazione diretta dei video musicali su YouTube non ha affatto fermato la diffusione massiva dei video musicali e la sua attività pubblicitaria extra-musicale”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
30 gen 2013
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