YouTube ha dichiarato guerra agli ad blocker per spingere gli utenti a sottoscrivere YouTube Premium, ma un “paladino” della privacy non ci sta e presenta un reclamo. In Italia (come nel resto d’Europa) è vietato usare programmi che bloccano la pubblicità su YouTube già da un po’ di tempo. Chi usa AdBlock, uBlock Origin o simili potrebbe vedere apparire un popup che chiede di disattivarli, altrimenti non potrà più vedere i video.
Secondo Alexander Hanff, YouTube viola il RGPD europeo quando rileva gli ad blocker senza il consenso degli utenti. YouTube usa uno script che interroga il browser web per sapere se ha un blocco della pubblicità. Ma lo fa senza chiedere il permesso all’utente. Questo, secondo Hanff, contravviene all’articolo 5 del regolamento europeo, che stabilisce che i dati raccolti senza il consenso dell’utente non possono essere usati per nessuna finalità.
Today I filed a formal complaint against @YouTube with the @DPCIreland for their illegal deployment of #adblock detection technologies on the basis that such a deployment requires #consent under Article 5(3) of 2002/58/EC.#privacy #law #surveillancecapitalism
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— That Privacy Guy (@alexanderhanff) October 19, 2023
Il divieto di bloccare gli annunci su YouTube è illegale
Nel 2016, Alexander Hanff aveva già chiesto alla Commissione europea se fosse necessario il consenso preventivo per usare uno script che rileva gli ad blocker, e la Commissione aveva risposto affermativamente. Questa settimana, dopo aver denunciato YouTube alla Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC), ha dichiarato che la DPC “condivide la sua analisi”. La DPC ha poi contattato Alphabet, la società che controlla YouTube.
Si prospetta una battaglia legale all’orizzonte. Anche se non avrà conseguenze immediate, potrebbe portare a una situazione in cui gli utenti europei potranno decidere di non permettere a YouTube di sapere se usano un ad blocker. In altre parole, ciò renderebbe inutile il sistema anti-blocco del servizio.
Oltre a richiedere tale consenso, Hanff vuole anche che la piattaforma “rimuova il blocco di tutti gli account che sono stati bannati dopo il rilevamento [di un ad blocker] e cancelli tutti i dati personali raccolti illecitamente […] da quando lo script è stato attivato”.
È prevedibile che Google ricorra in appello. Il caso potrebbe finire davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, il massimo organo giudiziario dell’UE. Il gigante della tecnologia ha molte risorse e i suoi avvocati non si faranno scrupoli a prolungare i processi legali. Per l’azienda di Mountain View, la posta in gioco è enorme dal punto di vista finanziario.