La concorrenza incalza, con Facebook che sta dispiegando aggessivamente il proprio potenziale e, per gli inserzionisti che vogliano sfruttare il canale video per veicolare advertising al pubblico vasto e sfaccettato delle community, YouTube potrebbe non essere più imprescindibile. La piattaforma di videosharing ha dunque scelto di tendere la mano al mercato pubblicitario, esibendo affidabilità e certezze per le proprie metriche e sottoponendole ad una analisi indipendente.
Google spiega che “trasparenza e fiducia” sono i principi alla base del rapporto con gli inserzionisti, ai quali è necessario assicurare che le misurazioni dell’impatto dell’advertising corrispondano al reale impatto sugli utenti, e ad un reale riscontro per le campagne che vengono affidate ai suoi servizi.
Ma è noto che gran parte del traffico di rete è generato da bot , conteggiato e monetizzato da coloro che offrono spazi pubblicitari come se fosse generato da utenti reali. Gli inserzionisti, di conseguenza, sono sempre più sospettosi e sempre più bisognosi di garanzie del fatto che il loro denaro sia investito per colpire obiettivi umani.
La diffidenza nei confronti delle misurazioni è inoltre alimentata da certe ammissioni di colpa dei colossi della Rete: Facebook , che rincorre Google per il dominio del mercato pubblicitario online, di recente ha ripetutamente segnalato di aver commesso degli errori nel conteggio delle visualizzazioni, ridimensionando le aspettative di chi investe in advertising.
Per guadagnarsi la fiducia degli inserzionisti Google ha messo in campo da tempo delle soluzioni per contrastare il fenomeno delle visualizzazioni gonfiate su YouTube, e da tempo corrobora i propri dati con certificazioni del Media Rating Council ( MRC ), ente che si assicura il rispetto degli standard in seno all’industria pubblicitaria. Alle 30 certificazioni ottenute dal 2006 ad oggi, Mountain View si propone di aggiungere una certificazione che avvalori le rilevazioni di terze parti effettuate su YouTube a favore degli inserzionisti: l’obiettivo è verificare che “la raccolta, l’aggregazione la comunicazione dei dati” relativi agli ad serviti ed effettivamente visualizzati, alle statistiche e al traffico non conteggiabile aderiscano alle linee guida fissate dal Media Rating Council e da soggetti come IAB. Verranno inoltre condotte delle indagini per certificare gli stessi parametri anche per AdWords e DoubleClick Bid Manager, in relazione anche al piazzamento di pubblicità su YouTube.
Anche Facebook, alla luce degli errori rilevati nelle proprie metriche, ha di recente annunciato l’avvio dei procedimenti per ottenere la certificazione MRC: Google assicura che le nuove analisi a cui si sta sottoponendo non hanno nulla a che vedere con Facebook e i suoi errori. “La trasparenza e la fiducia sono fondamentali per queste misurazioni” sottolinea invece Google, ricordando che da tempo “sono fondamentali per la nostra strategia nel dare agli inserzionisti e a chi ospita la pubblicità le metriche e le analisi di cui hanno bisogno per prendere decisioni migliori”. Ora che la concorrenza di Facebook si è fatta spietata nell’offrire video come veicolo pubblicitario, il valore coltivato da tempo dell’affidabilità delle misurazioni diventerà probabilmente uno strumento con cui competere.
Gaia Bottà