Per alimentare lo sviluppo di YouTube, Google ha negli anni individuato in Content ID la soluzione per sanare i conflitti che la vedono al centro tra l’industria del copyright e i cittadini della Rete che popolano la piattaforma non solo con contenuti esclusivamente originali: dal 2007, anno della sua introduzione , ad oggi, il sistema di identificazione dei contenuti ha saputo retribuire i detentori dei diritti per il materiale caricato dagli utenti con un miliardo di dollari.
A snocciolare qualche dettaglio riguardo al programma di rimozione e compensazione previsto da YouTube è Fred von Lohmann, capo della divisione che in Google si occupa di copyright, a colloquio con il Financial Times . Il dirigente spiega che oltre 5mila aziende hanno scelto di affidare i propri contenuti a Google perché con il sistema Content ID li usi da matrice e, fra spezzoni e file integrali, fra sincronizzazioni e mashup, possa rilevarli e scegliere fra la rimozione sistematica o lo sfruttamento in termini di analisi, di advertising e di visibilità, e con il link alla possibilità di acquisto dell’originale. “La vasta maggioranza – ha spiegato von Lohmann – sceglie di monetizzare a monitorare il traffico generato dai video piuttosto che bloccarlo”.
I detentori dei diritti consultati dal Financial Times si dicono entusiasti del meccanismo, consapevoli del fatto che i caricamenti e le rielaborazioni attribuibili agli utenti comuni possono sovente garantire più visibilità dei contenuti messi a disposizione dall’industria; anche Viacom ha scelto di chiudere l’annoso contenzioso con Google annunciando collaborazione, ma ci sono ancora soggetti restii ad approfittare degli strumenti messi a disposizione dalla Grande G. Rappresenta un esempio il caso italiano di Delta TV, detentore dei diritti di sfruttamento economico per numerose telenovelas sudamericane, che ha denunciato YouTube per ottenere la rimozione dei propri contenuti: nell’alveo di questo dibattimento è stato il Tribunale di Torino a instradare Delta verso l’adesione al programma Content ID, suggerendo a Google di impiegare gli URL segnalati da Delta per estrarre i reference file sulla base di cui procedere alle eliminazioni dalla piattaforma e provvedere alla prevenzione dei caricamenti illeciti.
E se le dinamiche mostrano di ingranare sul fronte dell’industria dei contenuti, probabilmente il lavoro più consistente che spetta ora a YouTube è quello di sincronizzare il sistema Content ID con i diritti in capo ai cittadini che eseguono gli upload: se è vero che il sistema sa identificare con sempre più precisione le violazioni, è palese che certi automatismi non possano comprendere quando il riuso di contenuti altrui è tutelato dalla legge, come nel caso della parodia, della citazione, degli intenti educativi. A questo proposito YouTube non può che agire sul fronte delle procedure: dal 2012 la rimozione di contenuti rilevati da Content ID non è automatizzata, ma passa comunque da una esplicita rivendicazione che l’autore del caricamento può decidere di contestare .
Gaia Bottà