Nel tentativo di permettere l’accesso allo sterminato patrimonio di contenuti video ospitato su YouTube anche a categorie di persone che non potrebbero fruirne in pieno, Google ha annunciato l’implementazione di un sistema di sottotitoli automatizzato con tanto di riconoscimento vocale per la (più o meno) corretta generazione delle didascalie.
Già da tempo è possibile allegare propri sottotitoli ai video pubblicati sul portale, ma la possibilità prevede la scrittura manuale del testo prima della sua immissione. Combinando lo stesso riconoscimento vocale automatico (ASR) usato per Google Voice al sistema di sottotitoli già esistente, invece, YouTube spera di fornire uno strumento di fruizione a chi è affetto da disabilità auditive così come a chi non è in grado di interpretare le lingue straniere.
I sottotitoli verranno generati automaticamente, e YouTube dice di aver previsto anche una funzionalità di timing automatica per la sincronizzazione tra testo e video , di modo che non sia necessario avere nessuna “expertise particolare” per le procedure di upload. “Tutto quello che occorre fare – spiega sul blog di Google Ken Harrenstien – è creare un semplice file di testo con tutte le parole presenti nel video e noi useremo la tecnologia ASR di Google per capire quando tali parole vengono pronunciate creando i sottotitoli per il video”.
I sottotitoli aiutano la ricerca di contenuti, suggerisce Harrestein, contribuiscono alla creazione di un’esperienza web sempre più inclusiva (essendo lo stesso ingegnere Google il primo a poterne trarre profitto) permettendo di comprendere una qualsiasi delle 51 lingue supportate da Mountain View. L’automatizzazione dei sottotitoli serve infine a risolvere le problematiche di scala che entrano in gioco quando li si vuole applicare a tutte le 20 ore di video aggiunte al portale ogni minuto.
Naturalmente la funzionalità non è perfetta ed è previsto che migliori nel corso del tempo, e nel pieno rispetto dello stile Google verrà prima di tutto fornita come beta a un numero selezionato di canali partner per poi passare auspicabilmente all’implementazione per tutti gli utenti.
Per quanto riguarda i contenuti, poi, l’ultima novità YouTube è un canale contenente migliaia di show e programmi televisivi di Channel 4 , in una partnership che entro il 2010 dovrebbe portare online tutto il catalogo dell’emittente britannica – visibile solo dai netizen dell’Isola. I vantaggi per Channel 4 si misurano nell’aumento di popolarità dei programmi, e ovviamente nell’advertising che a Londra sperano inondi copioso il “broadcasting” in streaming delle varie clip pubblicate.
Dopotutto l’affare YouTube è tutto qui, nell’advertising che Google e i publisher si spartiscono e il cui successo dal punto di vista economico rimane tutt’ora un mistero. Mountain View si è sin qui limitata a dire che l’obiettivo dei conti in attivo non dovrebbe essere molto lontano, ma durante un’intervista con BBC Radio il capitalista di ventura Michael Moritz ha dichiarato che in realtà “Googletube” genera utili da almeno 18 mesi .
Sulle parole di Moritz – che ha contribuito alle avventure di Google prima e YouTube poi già negli anni ’90 – si scatenano le congetture sul reale stato finanziario del portale di video sharing. C’è chi ipotizza che a Mountain View faccia comodo fornire dati finanziari sottostimati per strappare contratti più favorevoli con i proprietari dei contenuti, e più in generale per tenere lontane le altre tipologie dei sempre attivissimi “troll da copyright”.
Alfonso Maruccia