Alcuni popolari canali russi su YouTube non potranno più monetizzare le proprie view. Il gruppo, parte del mondo Alphabet fianco a fianco con Google, ha infatti annunciato la misura motivandone la decisione con “circostanze eccezionali” che autorizzerebbero YouTube a questa decisione unilaterale.
Non solo: oltre a vietare la monetizzazione tramite gli strumenti di advertising propri del servizio, anche l’accesso ai canali stessi sarebbe stato fermato per tutti coloro i quali vi accedano dall’Ucraina. Così facendo viene evitato che la Russia possa sfruttare strumentalmente YouTube per la propria propaganda bellica nei confronti di una popolazione che sta stoicamente resistendo all’avanzata del Paese invasore.
La disfida con le autorità russe aveva luogo già da tempo, con al centro la censura che la Russia contestava a YouTube già da mesi. YouTube, per contro, ha il bisogno/dovere di smarcarsi dalla propaganda russa poiché porrebbe la piattaforma in una scomoda posizione sullo scacchiere internazionale e nei confronti della propria utenza. Ora è il momento di una necessaria presa di posizione.
YouTube prende posizione
YouTube avrebbe spiegato la propria decisione denunciando la necessità di fermare la monetizzazione dei canali in virtù delle restrizioni economiche stabilite a livello istituzionale. Non è chiaro quali e quanti siano i canali fermati, però: alcuni canali chiaramente legati alla propaganda sarebbero ancora attivi (in particolare quanto concernente i media RT), mentre altri avrebbero immediatamente avuto le restrizioni indicate. L’elenco potrebbe accrescersi nel tempo, con una azione progressiva finalizzata ad escludere YouTube da ogni ipotesi di connivenza con i russi.
Our incident response team is actively monitoring the war in Ukraine and working around the clock, focusing on the safety and security of our employees, users, and customers.
— Google Europe (@googleeurope) February 25, 2022
Anche Alphabet, insomma, fa la propria parte. Lo scontro ha già preso anzitempo piede su Meta e Twitter, con stilettate reciproche tra il social e le istituzioni russe, il tutto a maggior evidenza di come il mondo tech non possa dirsi immune da uno scontro di questa caratura. Quanto sta accadendo in Ucraina vede il mondo della comunicazione totalmente al centro della propaganda e dell’informazione, diventando inevitabilmente anche strumento di disinformazione e di tentativi di veicolare l’opinione pubblica. Gli Stati hanno però ora a che fare con aziende private e reti transnazionali, dovendo così giocare una partita che va ben oltre i confini nazionali o i tavoli di concertazione diplomatica.
La mossa di YouTube è piccola e forse anche tardiva, ma significativa: Alphabet ha mosso un piede in un terreno minato, nel quale farà ben attenzione a muoversi, ma nel quale non può esimersi dal percorrere un necessario e responsabile percorso di consapevolezza e responsabilità nei confronti di quanto sta accadendo.