YouTube: tutti da noi, anche BBC

YouTube: tutti da noi, anche BBC

Più di mille i fornitori di contenuti che hanno già stretto un'intesa col portalone di video sharing. E ora arriva anche BBC con news, intrattenimento e serie TV
Più di mille i fornitori di contenuti che hanno già stretto un'intesa col portalone di video sharing. E ora arriva anche BBC con news, intrattenimento e serie TV

Londra – YouTube e BBC Worldwide (la divisione commerciale della broadcasting company britannica) hanno annunciato un accordo destinato a rilanciare forse definitivamente l’immagine dell’investimento compiuto da Google nel 2006. La nuova partnership prevede la creazione di una serie di canali a marchio BBC sulla piattaforma YouTube .

Al momento si parla di tre canali : uno dedicato alle popolari serie TV ( Life on Mars , Doctor Who ). Un secondo, BBC Worldwide, sul quale verranno presentate diverse produzioni BBC tra le quali spiccano senz’altro i documentari di David Attenborough . Infine un terzo canale, la cui programmazione comprenderà circa 30 clip al giorno tratte dalle news in onda su BBC World (il canale commerciale internazionale della BBC). Non sono esclusi ulteriori sviluppi futuri. Due di questi canali prevedono inoltre di includere pubblicità fornita attraverso il noto sistema AdSense di Google.

Resteranno invariate le funzionalità offerte da YouTube: gli utenti potranno votare, commentare o segnalare ai propri amici i video che ritengono interessanti. Si potranno anche inserire le proprie risposte video per comunicare con BBC e gli altri spettatori: in perfetto stile Web 2.0 .

Commenti entusiasti sono stati rilasciati da Mark Thompson , direttore generale di BBC e da Eric Schmidt , CEO e Presidente di Google: entrambi sottolineano quanto questo accordo segni un passo nella direzione del pubblico , orientando l’offerta verso i suoi gusti e le sue preferenze. Chad Hurley , CEO e Fondatore di YouTube, fa sapere che questa operazione permetterà ad un nuova fascia di pubblico di conoscere la produzione BBC .

Un accordo del genere serve a YouTube, ora più che mai: dopo un iniziale interessamento, Viacom aveva infatti stretto un accordo commerciale con Joost e intimato a YouTube di rimuovere migliaia di filmati dal proprio archivio . Saltato anche l’accordo con CBS , YouTube è a caccia di nuovi content provider e da AFP fa sapere di essere a buon punto : sarebbero un migliaio le partnership già attivate , sebbene la stragrande maggioranza con fornitori di contenuti oggi poco noti al grande pubblico.

Qualcosa si muove anche in Italia : da pochi giorni è possibile trovare numerosi video offerti da Sky Italia direttamente su Google Video . Inoltre, il celebre e quotatissimo Chelsea (una delle squadre di calcio più ricche e forti al Mondo) ha da poco avviato la diffusione di un proprio canale monotematico direttamente sulle pagine di YouTube . Questi accordi si aggiungono a quelli raggiunti con NBA , Sundance Festival , l’agenzia di modelle Ford , Hollywood Records e, come accennato, altri partner grandi e piccoli.

YouTube sta quindi cambiando pelle, affiancando al tradizionale archivio di video amatoriali che ne hanno fatto la fortuna un nuovo meccanismo di diffusione di materiale prodotto da professionisti . Si tratta di un business innovativo, che dovrebbe permettere di raggiungere un pubblico molto più vasto ed eterogeneo di quello della normale TV, ed aumentare i margini di guadagno anche per le aziende più piccole . Sono queste ultime infatti a mostrare il maggiore interesse per i servizi offerti, mentre la natura degli accordi con i partner più importanti appare ancora come un esperimento per valutare la portata del successo o del fallimento dell’operazione.

Ad un mese dalle dichiarazioni di Arthur Sulzberger , editore del New York Times , che spostano l’interesse principale del quotidiano dalla carta stampata al Web, anche BBC ha compiuto un altro passo verso i nuovi media. Il futuro secondo gli analisti sta tutto nella IPTV e nella WebTV , destinate a crescere più velocemente nei prossimi anni della pay TV classica e di qualsiasi altra forma di broadcasting: la possibilità di fornire VoD (Video on Demand) rispettando i desideri e le preferenze dell’utenza, garantiscono a questi nuovi meccanismi la freschezza e la flessibilità che le TV tradizionali hanno perso , lasciando al pubblico la possibilità di scegliere tra l’alta qualità a pagamento o la bassa qualità gratuita.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
5 mar 2007
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