La musica su YouTube dilaga, le clip in cui si esibiscono gli artisti sono fre la più apprezzate, le etichette confidano nel fatto che YouTube assuma i contorni di un player di musica on demand per monetizzare i video postati. Ma Warner non ci sta: i canali ufficiali degli artisti dell’etichetta si stanno progressivamente prosciugando.
Warner ha dichiarato che la propria presenza su YouTube non è più sostenibile . La major aveva firmato con il portalone di sharing negli scorsi anni . Per scoraggiare la disseminazione di clip non autorizzare postate dai netizen, per far fruttare i propri video fuori dai circuiti tradizionali, Warner, così come le altre major, si era accordata con YouTube per ottenere dei canali sui quali far fluire contenuti ufficiali, per condividere le entrate mietute dalla pubblicità che attornia le clip postate o per ottenere un tanto a fruizione.
Oltre a retribuire le etichette, YouTube sforna di continuo meccanismi per stimolare i produttori di contenuti a partecipare e a valorizzare la piattaforma: pubblicità per le clip, banner e link agli store per l’acquisto di prodotti ufficiali, filtri per individuare, reprimere o monetizzare il replicarsi di contenuti coperti da diritto d’autore e tecnicaglie per rendere la visione sempre più piacevole e la pubblicazione sempre più profittevole . Ma il tutto non sembra bastare a Warner: “Semplicemente non possiamo accettare delle condizioni che non permettono di compensare in maniera appropriata e equa gli artisti, gli autori, le etichette e gli editori per il valore che infondono nella piattaforma”. Le entrate che l’etichetta può collezionare da YouTube, rivela una fonte interna a Warner, sono “tragicamente basse”. Ed evidentemente, l’effetto promozionale che da YouTube si riverbera sulle opere non è sufficiente . Non ci sarà alcuna denuncia da parte di Warner, non ci saranno cause milionarie ad abbattersi su YouTube: “Nonostante il nostro costante impegno non è sempre possibile mantenere questi accordi innovativi – spiegano da YouTube – a volte, se non riusciamo a raggiungere condizioni accettabili, dobbiamo dividerci dai partner con cui abbiamo ottenuto dei successi”.
In attesa di rinegoziare un accordo triennale in scadenza nel marzo del 2009, la rimozione ha avuto inizio : gli appassionati di Madonna e dei Led Zeppelin, dei REM e dei Red Hot Chili Peppers potranno ricorrere a espedienti per continuare a fruire della clip oppure dovranno rivolgersi ad altri canali ufficiali dell’etichetta.
L’ ostruzionismo di Warner, però, potrebbe essere parte di una strategia per spremere al massimo le potenzialità che YouTube sta dimostrando di avere nel panorama del mercato della musica. Se è vero che YouTube non raggranella che una piccola porzione delle rendite dei video musicali, ci sono major che si dichiarano entusiaste per come YouTube possa amplificare i loro affari.
Se è noto che i contenuti più apprezzati del portale sono le clip musicali, Universal ha assicurato che non si tratta di semplice disseminazione di contenuti con interessanti risvolti promozionali. “È un flusso di guadagni, è un business – assicura Rio Caraeff, dirigente di Universal Music – sta crescendo a ritmi impressionanti, rispetto all’anno scorso rappresenta oltre l’80 per cento nelle nostre entrate statunitensi per questa categoria”. Si tratterebbe di una cifra che complessivamente si aggira intorno ai 100 milioni di dollari : considerati tutti i flussi di contenuti di Universal che scorrono sulle piattaforme più disparate, YouTube garantirebbe all’etichetta la porzione più consistente di guadagni.
“Se questo è un business che frutta – spiega Caraeff – penso che sia in parte per il recente tentativo di YouTube di concentrarsi sulla monetizzazione e sull’intento di racimolare revenue dai contenuti premium più di quanto abbia tentato di fare nella sua breve esistenza”. Se è vero che YouTube ancora è alla ricerca di un modello di business sostenibile, è altresì vero che sta investendo molto: “Hanno finalmente concentrato l’attenzione sulla possibilità di trasformare la piattaforma in un affare – spiega il dirigente di Universal – e ciò sta garantendo dei benefici all’intero ecosistema dell’industria dei contenuti”. Si tratta di benefici di cui fruisce chi crede in YouTube: Universal è protagonista di una crescita che non coinvolge gli altri colossi dell’industria musicale. Potrebbe trattarsi di benefici che si dissolveranno nel momento in cui YouTube raccolga le defezioni di colossi come Warner, e smetta di rappresentare il punto di riferimento per i netizen affamati di videoplaylist on demand.
Gaia Bottà