Harare – Il parlamento dello Zimbabwe è sul punto di approvare una legge che conferisce poteri illimitati d’intercettazione al Governo di orientamento socialista ed interamente nelle mani del presidente Robert Mugabe , alla guida del paese sin dal 1980. La legge è stata formulata lo scorso maggio e si avvale dell’ausilio di apparecchiature importate dalla Cina.
Lo stato africano adotterà infatti un sistema d’intercettazione centralizzato simile in tutto e per tutto a quello cinese: la censura delle informazioni ed il controllo delle forme di corrispondenza privata, soprattutto su Internet, sarà regolato da appositi sistemi hardware e software dislocati su tutto il territorio nazionale. I centri di analisi e monitoraggio saranno collegati direttamente agli ISP ed agli operatori telefonici, che dovranno sostenere i costi necessari all’installazione degli strumenti di spionaggio.
I mandati necessari per innescare le procedure d’intercettazione, secondo il quotidiano locale The Herald , potranno essere rilasciati solo ed esclusivamente dal Ministro delle Comunicazioni: questo particolare rende estremamente difficile un uso ben regolamentato e trasparente dello spionaggio domestico. Il “grande fratello” avrà accesso illimitato a tutte le comunicazioni telefoniche ed ai trasferimenti di dati via Internet.
Molti osservatori internazionali, dalla BBC fino all’associazione Privacy International , hanno immediatamente registrato forti segnali di scontento da parte della società civile zimbabwese: i moltissimi lati oscuri della nuova legge, uniti alla totale assenza di garanzie fondamentali e trasparenti per la protezione della privacy dei cittadini, potrebbero dotare il governo di uno strumento estremamente potente.
Il presidente-padrone Mugabe, sotto forti pressioni da parte di organizzazioni come Reporters Sans Frontières ed Amnesty International , è ben noto per essere particolarmente spietato con gli oppositori politici, ai quali viene negata la possibilità di esprimersi liberamente. Nei casi peggiori, il governo ha addirittura autorizzato l’uso della violenza per risolvere problemi d’ordine sociale o politico, come si legge in una lettera aperta di Amnesty International.
Tuttavia, per gli esponenti del governo di Harare, la nuova norma è soltanto una “legge che garantisce una protezione antiterrorismo” allo Zimbabwe. In base alle statistiche compilate ogni anno dalla ITU , l’agenzia ONU che si occupa di telecomunicazioni, lo Zimbabwe è il paese più repressivo di tutto il continente africano.
Tommaso Lombardi