Harare (Zimbabwe) – Dopo quasi due anni di polemiche, nate con l’introduzione di dure restrizioni per i media tradizionali, la svolta: i provider dello Zimbabwe dovranno dotarsi di tutti gli strumenti necessari per controllare e contenere la diffusione di “informazioni pericolose” sulla Rete. Il Presidente di questa giovanissima repubblica, Robert Mugabe, temendo la diffusione di notizie “diffamatorie” sul suo conto, rincara la dose chiedendo esplicitamente agli ISP di bloccare la disinformazione proveniente dall’Occidente .
Il tentativo di Mugabe è teso alla creazione di una Internet privata , alle strette dipendenze del Governo. La sua visione è chiaramente contraria all’egemonia occidentale nella produzione di informazioni. Nel corso dell’importante summit internazionale WSIS , Mugabe ha peraltro già esplicitato la propria intenzione di contrastare il “Nuovo Ordine” dell’Occidente, creando un’alternativa a USA e UK. Attraverso le tecnologie informatiche, secondo Mugabe, questi “paesi guerrafondai” starebbero minando la sovranità di paesi “anticoloniali” come lo Zimbabwe.
La soluzione offerta è semplice: Grande Fratello per tutti , perchè lo Zimbabwe è uno “stato sovrano”, come precisato da Mugabe. Al tempo stesso, secondo numerosi enti di salvaguardia per i diritti umani, lo Zimbabwe è terra di massacri perpetrati dallo stato e di violenti scontri tribali.
Gli oltre 200 ISP ed Internet-cafè locali non sembrano gradire la nuova disposizione parlamentare. Lamentano innanzitutto l’ impossibilità tecnica di poter monitorare ogni singolo pacchetto di dati, unita ad una incredibile difficoltà economica . Gli ISP hanno addirittura messo in dubbio la legalità della richiesta, nell’eventualità di un ricorso alla Corte Costituzionale.
Rifiutando le onerose pretese di un sistema totale di controllo telematico, gli ISP potrebbero involontariamente divenire efficienti protettori della privacy degli utenti. Una situazione simile a quanto, pur con altri accenti, è accaduto in Italia e in altri paesi.
Il nuovo corso telematico dello Zimbabwe, che riflette l’impostazione autoritaria del partito Zanu PF , è mirata soprattutto alla sicurezza pubblica . Nel 2002 alcuni oppositori del regime di Mugabe utilizzarono la Rete per organizzare una manifestazione di rivolta, stroncata sul nascere con l’arresto preventivo di ben 14 “cyberdissidenti”.
Da quel giorno l’attenzione dello Zimbabwe sui nuovi media è cresciuta drammaticamente. E da tempo stata approvata una speciale Legge per l’Accesso all’Informazione che limita gravemente la libertà d’espressione, proibendo a chiunque di denigrare il Presidente .
Il Presidente Mugabe, primo ed unico capo dello stato in carica dal 1986, aspira al controllo totale dei mezzi di comunicazione telematici già dal 1996, quando Internet si affacciò timidamente nella repubblica sudafricana. Al giorno d’oggi lo Zimbabwe conta circa 7000 siti web locali ed oltre 200.000 utenti.
(Tommaso Lombardi)