Dopo essere stato messo al bando da SpaceX e dalle scuole di New York, Zoom deve incassare un altro ban: è quello di Taiwan che ha chiesto alle proprie agenzie governative di non affidarsi al servizio per le comunicazioni poiché non ritenuto abbastanza sicuro.
Taiwan: no all’uso di Zoom, non è sicuro
Decisive le vulnerabilità fin qui emerse, talvolta in grado di compromettere la privacy degli utenti, senza considerare il cosiddetto fenomeno Zoombombing che a causa di un sistema per la gestione delle riunioni quantomeno rivedibile permette a perfetti sconosciuti di fare irruzione in un meeting in corso di svolgimento. La misura si applica anche alle scuole.
[gallery_embed id=130222]
Da Taipei non sono per il momento giunte indicazioni precise, almeno in via ufficiale, su quale sia l’alternativa per sostituire Zoom: genericamente, sono indicate come migliori quelle sviluppate internamente a Taiwan, ma non viene esclusa la possibilità di considerare l’utilizzo dei software messi a disposizione da Microsoft (Teams) e Google (Hangouts), altre due soluzioni per lo smart working.
Nei giorni scorsi Eric S. Yuan, CEO dell’azienda, è intervenuto sulle pagine del blog ufficiale con un post in cui si è scusato per i problemi fin qui emersi annunciando al tempo stesso un Feature Freeze di 90 giorni durante i quali tutte le risorse disponibili verranno concentrate sulla risoluzione dei bug, posticipando dunque il rilascio di qualsiasi nuova funzionalità. Nel mese di marzo il servizio ha toccato i 200 milioni di utenti giornalieri a causa dei lockdown per l’emergenza coronavirus che hanno costretto a casa intere popolazioni.