Per Zoom sarà ancora lunga la strada da percorrere per guadagnare nuovamente la fiducia in parte compromessa per via dei tanti problemi emersi. All’ormai esteso elenco di ban ricevuti si è aggiunto nei giorni scorsi anche quello imposto nel Regno Unito dal National Cyber Security Centre, reso noto solo oggi: i membri del governo UK si affidino a un altro software per le loro riunioni in modalità smart working, in particolare per quelle in cui avviene uno scambio di informazioni confidenziali.
NCSC: no a Zoom per il governo britannico
La ragione di tale scelta è da ricercare nei timori legati a possibili attività di sorveglianza condotte dalla Cina. Settimane fa è stato reso noto che una parte del traffico generato dal servizio è stata indirizzata verso data center localizzati nel paese asiatico. Pratica ora interrotta, va precisato, nonché etichettata dallo stesso CEO di Zoom come un errore commesso in una fase concitata in cui si è pensato più ad ampliare rapidamente la portata della piattaforma che non a garantirne la piena sicurezza.
I membri del governo britannico potranno ad ogni modo continuare a utilizzare Zoom per comunicazioni di altro tipo, ritenute meno sensibili. Lo hanno fatto anche nei giorni scorsi per una riunione della Camera dei Comuni. La software house, ora nel pieno del Feature Freeze di 90 giorni in cui ogni risorsa sarà concentrata sulla risoluzione dei problemi emersi (ieri è stata rilasciata la versione 5.0 dei client), non ha rilasciato alcun commento in merito alla vicenda.