Non staremo di nuovo a elencare le ragioni che hanno spinto ai nuovi ban: sono sempre le stesse, legate a falle del servizio per quanto riguarda sicurezza e privacy. Ci limitiamo ad affermare che Zoom incassa oggi la messa al bando per dipendenti e collaboratori anche da Google e dal Senato USA.
Google e Senato USA: nuovi ban per Zoom
Una misura del tutto simile a quelle già adottate nelle scorse settimane da SpaceX, dalle scuole di New York e dal governo di Taiwan. Temiamo che l’elenco sia destinato ad allungarsi ulteriormente, almeno finché il software non si dimostrerà in grado di far fronte in modo soddisfacente alle lacune emerse di recente, quando un numero consistente di utenti l’ha adottato per lavorare in modalità smart working o per rimanere in contatto con i propri casi in conseguenza ai lockdown da coronavirus.
Ai senatori d’oltreoceano è dunque stato chiesto di trovare un’alternativa per i meeting da remoto. Lo stesso vale per bigG, che con Meet ha la soluzione in casa, a portata di mano.
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Dal canto suo il team di Zoom ha dimostrato la volontà di correre ai ripari, prima annunciando un Feature Freeze di 90 giorni durante il quale non verrà rilasciata alcuna nuova caratteristica concentrando ogni risorsa sulla risoluzione dei problemi, poi assumendo l’ex Chief Security Officer di Facebook per far proprie le sue competenze e infine avviando il rilascio di aggiornamenti destinati al client con lo scopo di contenere il più possibile il fenomeno Zoombombing che vede perfetti sconosciuti fare irruzione durante le riunioni.