È Alex Stamos, unitosi da un paio di mesi al team di Zoom con l’obiettivo di migliorare la piattaforma dal punto di vista della sicurezza, a rendere noto quella che sarà la sua prossima evoluzione su questo fronte: in occasione di un’intervista affidata alle pagine di Reuters ha dichiarato che una nuova forma di crittografia più avanzata sarà messa in futuro a disposizione degli utenti premium, a pagamento.
Zoom e la crittografia: la sicurezza è premium
Trova dunque conferma l’ipotesi formulata nei primi giorni di maggio quando la software house ha annunciato l’acquisizione di Keybase, startup specializzata proprio in questo tipo di tecnologie. Sebbene Stamos non abbia del tutto escluso la possibilità di vedere la stessa feature estesa anche a coloro che si affidano a Zoom gratuitamente, con tutta probabilità questo non avverrà fin da subito. Potrebbero beneficiarne specifiche categorie di utenti “non paganti” come le organizzazioni no profit o i dissidenti politici che grazie a questo sistema sarebbero in grado di comunicare liberamente senza temere la morsa di censura o sorveglianza.
Nel momento stesso in cui Zoom si impegna a migliorare la propria sicurezza, lo fa anche con tutto ciò che riguarda la fiducia. Il CEO sta guardando in diverse direzioni.
Queste le parole di Stamos, già impegnato con Facebook nel ruolo di Chief Security Officer dal 2015 al 2018, a testimonianza di quanto l’azienda stia lavorando sodo per risollevare la propria reputazione, almeno parzialmente compromessa dai tanti problemi incontrati proprio nel momento di maggiore crescita.
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Offrire una forma di crittografia avanzata a tutti si tradurrebbe per il team al lavoro sulla piattaforma nell’impossibilità di intervenire in tempo reale in caso di segnalazioni di abusi e potrebbe compromettere alcune funzionalità come quella che consente di unirsi alle conferenze con una telefonata. Ad oggi il metodo impiegato da Zoom per tutti i suoi utenti (anche quelli free) è AES GCM a 256-bit.