Nel post in cui fa il bilancio sui 90 giorni di Feature Freeze appena conclusi, il CEO di Zoom promette anche l’arrivo del primo Rapporto sulla Trasparenza per la piattaforma. Verrà pubblicato entro la fine dell’anno, mettendo così in luce le richieste giunte all’azienda dalle autorità di tutto il mondo per l’accesso alle informazioni degli utenti così come il modo in cui sono state gestite.
Il primo Rapporto sulla Trasparenza di Zoom nel 2020
È l’ennesimo step annunciato dall’azienda nel tentativo di lasciarsi definitivamente alle spalle le tante critiche ricevute da inizio anno in poi sulle modalità di trattamento della privacy e sulla sicurezza dei dati personali. Secondo il numero la società ha fin qui creato linee guida per rispondere alle richieste avanzate dai governi così come per definire quali informazioni raccogliere e archiviare.
Ricordiamo che solo poche settimane fa Zoom ha confermato di aver ricevuto (e accolto) pressioni dalla Cina per interferire con le comunicazioni di alcuni attivisti organizzatori delle celebrazioni per l’anniversario delle proteste di piazza Tienanmen. Queste le parole di Eric S. Yuan.
Abbiamo compiuto progressi significativi nel definire il framework e l’approccio per un Rapporto sulla Trasparenza che spiega in dettaglio le informazioni relative alle richieste ricevute da Zoom in merito a dati, registrazioni o contenuti. Guardiamo avanti per fornire i dati relativi al secondo trimestre fiscale di quest’anno.
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L’ultimo periodo ha visto Zoom concentrare ingenti risorse e investimenti nel miglioramento di alcuni aspetti chiave del proprio servizio che nei mesi scorsi non si è fatto trovare pronto all’appuntamento con la corsa all’adozione di massa delle soluzioni per smart working, didattica a distanza e comunicazione da remoto. Nel momento stesso in cui si è innescata una forte crescita della base utenti, ben fotografata dall’ultima trimestrale, sono emersi anche i punti deboli della piattaforma soprattutto per quanto concerne privacy e sicurezza.