L’uso crescente di Zoom durante il lockdown ha evidenziato diversi problemi in termini di sicurezza. Nel fine settimana, l’azienda californiana ha sottoscritto un accordo economico per evitare un procedimento giudiziario in seguito alla denuncia presentata da diversi utenti. Due le accuse principali: violazione della privacy e scarsa attenzione per il cosiddetto Zoombombing.
Zoom pagherà 85 milioni di dollari
La vicenda inizia a marzo, quando alcuni utenti statunitensi hanno presentato una denuncia contro Zoom, dichiarando che l’azienda ha violato la privacy, condividendo i dati con Facebook, Google e LinkedIn. Inoltre non ha attuato misure adeguate per impedire il fenomeno dello Zoombombing, ovvero l’intrusione di malintenzionati durante le videoconferenze.
La giudice Lucy Koh aveva respinto alcune accuse, tra cui quella di violazione della legge anti-hacking, evidenziando inoltre che l’azienda non può essere pienamente responsabile dello Zoombombing (e quindi delle azioni degli utenti), in base alla famosa Sezione 230 del Communications Decency Act.
Zoom ha comunque accettato l’accordo extragiudiziale per evitare una lunga causa in tribunale. L’azienda di San Jose pagherà 85 milioni di dollari per chiudere la questione. I partecipanti alla class action riceveranno inoltre un rimborso del 15% e fino ad un massimo di 25 dollari. Gli avvocati che difendono gli utenti potrebbero anche chiedere il pagamento di oltre 21 milioni di dollari per spese legali.
Zoom ha sottolineato che privacy e sicurezza avranno sempre la priorità. Per questo motivo promette nuove funzionalità, come la visualizzazione di avvisi, quando gli utenti utilizzano app di terze parti durante le riunioni. In occasione della pubblicazione degli ultimi risultati finanziari, l’azienda californiana ha dichiarato che il numero di utenti è in leggero calo perché molti sono tornati in ufficio.