La crescita esponenziale del fenomeno Facebook negli ultimi due anni ha fatto sì che il social network nato nel campus di Harvard nel 2004 abbia attirato a sé più di 350 milioni di utenti che di privacy non vorrebbero proprio saperne . A dirlo è Mark Zuckerber, CEO e fondatore del social network, che proprio il mese scorso ha subito un drastico cambiamento delle regole riguardanti la privacy.
Intervistato da Micheal Arrington di TechCrunch , il venticinquenne amministratore delegato ha spiegato che se dovesse trovarsi nelle condizioni di ricostruire Facebook da zero non si farebbe scrupoli ed eliminerebbe tutti gli escamotage che in questi anni hanno permesso agli utenti di selezionare quali informazioni personali condividere con la comunità.
“Quando ho iniziato nella mia stanza a Harvard – ha proseguito Zuckerberg – in molti mi chiedevano per quale ragione qualcuno avrebbe dovuto mettere su Internet qualsiasi tipo di informazione personale”. Preoccupazioni che, per il giovane boss di Palo Alto, sarebbero poi cadute nell’oblio: “Negli ultimi 5-6 anni – ha precisato – sono decollati diversi servizi che permettono la condivisione di informazioni sulla Rete e la gente non solo ha accolto serenamente l’idea di spargere nel Web questa sua parte di intimità, ma addirittura lo ha fatto con una grande varietà di persone e sempre più apertamente. È una norma sociale che si è evoluta con il tempo”.
In poco più di cinque minuti di intervista Zuckerberg ha trovato il tempo per definire se stesso e la sua azienda come soggetti investiti di un ruolo fondamentale : quello di motore portante dell’innovazione e specchio dei mutamenti delle dinamiche sociali. Dinamiche che non sembrano più includere la privacy tra le caratteristiche principali.
Giorgio Pontico