Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, a trentadue anni al sesto posto nella classifica mondiale degli uomini più ricchi del mondo, starebbe per entrare in politica? Non c’è ancora nulla di ufficiale, ma quanto è emerso dalle carte processuali di una class action in corso presso un tribunale del Delaware, che ha visto contrapposto Marc Andreessen al gruppo di azionisti di minoranza, lo lascerebbe supporre. L’azione è stata depositata alla fine di aprile, dopo che Zuckerberg aveva proposto e ottenuto una riorganizzazione della società per diminuire il potere di voto degli azionisti, assicurandosi, a detta dei ricorrenti, “il controllo eterno” dell’azienda. Ora i documenti sono stati resi pubblici e la vicenda è stata ricostruita. In pratica, Zuckerberg si è voluto assicurare il controllo di Facebook anche nel caso in cui, per accettare un incarico politico , fosse costretto a cedere le sue quote per evitare il conflitto di interessi. In attesa del verdetto, il tribunale ha sospeso la modifica al pacchetto azionario della società. Zuckerberg e Andreessen, creatore del browser Netscape, che ha poi venduto per 4,2 miliardi di dollari, e finanziatore di Facebook, Twitter, Airbnb, Skype, eBay e Instagram, non hanno commentato la decisione.
Il Guardian ha tracciato gli scambi di messaggi tra Zuckerberg e due componenti del consiglio di amministrazione: “La questione più grande”, gli scriveva a marzo Andreessen, è “come definire questo servizio al governo senza terrorizzare gli azionisti (sul fatto) che tu ti stia defilando”. Marc Andreessen è accusato di aver fatto il doppio gioco. Avrebbe dovuto rappresentare l’interesse degli azionisti di minoranza, visto che dall’agosto 2015 è uno dei tre membri della commissione indipendente che rappresenta le minoranze sulle decisioni che riguardano la riorganizzazione del pacchetto azionario, invece avrebbe fornito a Zuckerberg consigli per far passare la proposta in Consiglio.
In uno di questi messaggi, Andreessen scrive a Zuckerberg: “Il gatto è nel cesto e il cesto è nel fiume”, un messaggio allegorico che voleva significare che il consiglio di amministrazione di Facebook aveva approvato il piano che permette a Zuckerberg di mantenere il controllo dell’azienda anche dopo aver assunto un incarico politico o di governo. “Quindi il gatto è morto?”, rispondeva Zuckerberg. Andreessen precisava: “Missione compiuta”, facendo seguire la frase da uno smile.
L’intenzione di Zuckerberg di allontanarsi dalla sua creatura (pur mantenendone il controllo) per dedicarsi a un incarico di natura politica potrebbe avere effetti pesanti e imprevedibili per Facebook, se dovesse concretizzarsi in una scelta. Zuckerberg da sempre tiene strette le redini del social network e si assume responsabilità in prima persona per ciò che vi accade: non resta che stare a vedere quali saranno le mosse di “Zuck” nelle prossime settimane.
Pierluigi Sandonnini