Sarà che si è visto con occhi diversi grazie al film di David Fincher , sarà che un recente incontro con liceali potrebbe avergli fatto pesare molto di più i suoi appena 26 anni, sarà che le domande del Summit Web 2.0 lo spingevano in questo senso, ma il Mark Zuckerberg salito sul palco dell’evento era uno Zuckerberg portato al bilancio, che ha parlato apertamente della sua giovane azienda e degli errori finora commessi.
Guardando al passato non ha negato, infatti, di aver commesso “tanti errori e tanti continuerò a fare nei prossimi anni”: tuttavia ha messo questi primi anni di Facebook in una prospettiva univoca.
Partendo dall’acquisto di piccole startup (come Hot Potato e Drop.io), passando per i brevetti su tecnologie relative alla geolocalizzazione per arrivare fino a Facebook Groups, Facebook Places e, da ultimo, la piattaforma di messaggistica , tutto ha sempre avuto l’obiettivo, dice, di costruire un ambiente dove altre aziende possano lavorare. Non escludendo, dunque, ma coinvolgendo gli altri. Dai gruppi, passando per la geolocalizzazione e fino ai messaggi, tutto concorre a costituire canali di distribuzione e socializzazione da integrare nella grande piattaforma FB.
Parlando di passato, presente e futuro, le domande hanno naturalmente portato a paragonare la sua azienda al grande avversario di oggi: Google.
A tal proposito, tuttavia, il CEO del social network ha detto di considerare Facebook più precoce di BigG: questa ha sviluppato la sua rivoluzionaria (e molto remunerativa) piattaforma di advertising al sesto anno di attività; FB, invece, già da tempo sta portando avanti un suo servizio di advertising e accordi di monetazzazione, come per esempio quelli stretti con gli sviluppatori di giochi.
Come l’azienda di Mountain View, poi, Facebook non riesce a sottrarsi da dibattiti e polemiche circa la privacy e il trattamento dei milioni di dati privati che passano nelle sue mani.
Nell’occasione, rivolgendosi alla recente polemica con Google sulla portabilità dei contatti Gmail, Zuckerberg ha fatto in parte autocritica: affermando di non essere “sicuro che abbiamo ragione al cento per cento, non è tutto bianco e nero”. Tuttavia è subito dopo caduto in parte in contraddizione affermando , a proposito di Ping, che – a differenza di quanto fatto lei stessa ha fatto nei confronti di Google – per passare i propri dati Facebook pretende reciprocità.
Claudio Tamburrino