Roma – È qualcosa di più di un’idea contagiosa, è un generoso tentativo di coinvolgere e soprattutto di farsi coinvolgere di più da quello che si sta facendo in rete. È il de-lurking day lanciato da un blogger americano che ha guadagnato consensi anche nella blogosfera italiana, e sono molti i siti che si uniscono ad un nuovo, particolarissimo appello.
L’idea di fondo è far venire allo scoperto i lurker , come vengono chiamati tutti coloro che frequentano un sito web, ad esempio un blog, senza mai dare cenno della propria esistenza, lasciando le proprie tracce informatiche nei log di accesso senza mai partecipare. È di spingerli a dire per una volta “io ci sono” e di farlo anzi tutti insieme, nello stesso giorno, a vicendevole testimonianza di presenza ed esistenza. Di essere non più osservatori ma membri di una comunità.
Ma certo quel “nomignolo” non riguarda soltanto i blog: definisce molti frequentatori di mailing list e gruppi di discussione, perché molti sono coloro che leggono senza far sapere della propria esistenza, certo non esplicitandola con un messaggio e non prendendo parte attiva ai dibattiti.
Ecco, il de-lurking day è il giorno in cui si chiede a chi scivola sulle pagine web che ha imparato ad apprezzare e che magari consulta tutti i giorni di dare un segno della propria presenza, per esempio lasciando un post nei forum. Ma, se si estendesse a tutte le comunità online, potrebbe diventare il giorno in cui la rete dà testimonianza di sé dimostrando la sua vera essenza, che prima che di bit è fatta di donne e uomini.
Spingere i lurker a farsi vedere, senza peraltro alcun impegno al di là di un semplice segno di esistenza, è una risorsa che vale per tutti. Da una parte proprio per loro, i lurker, che possono acquisire una nuova coscienza del sé digitale e che, forse, cliccando e segnalando la propria presenza possono essere spinti ad un futuro maggiore coinvolgimento su questo o quel sito; dall’altra chi questo o quel sito alimenta, alle prese più spesso con fredde statistiche che con concreti segni di presenza. Un’idea magnifica che stimola quel senso di comunità che più di tutto costituisce la grande promessa della rete, luogo nel quale con pochi gesti si può entrare facilmente in contatto con gente vitale e appassionata.
Ma il blog di Paper Napkin , che ha lanciato l’idea, getta il sasso ancora più in là, raccontando come lo stesso blogger altrove sia un lurker. Capovolge così i ruoli di chi si racconta e di chi legge, alimentando quel dinamismo della comunicazione che fa della rete un mezzo unico e l’unico mezzo nel quale il dialogo è sempre e necessariamente multidirezionale. Con tutta la ricchezza che ciò comporta per chi ne è parte. Scappo, vado a de-lurkarmi.
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