Voto elettronico? Un pericolo

Voto elettronico? Un pericolo

Lo sostiene un webmaster che attraverso il proprio sito cerca di far capire le ragioni per le quali l'e-vote può trasformarsi in un drammatico grimaldello per la Democrazia
Lo sostiene un webmaster che attraverso il proprio sito cerca di far capire le ragioni per le quali l'e-vote può trasformarsi in un drammatico grimaldello per la Democrazia


Roma – Buongiorno alla redazione di Punto Informatico, scrivo a proposito del voto elettronico. Ho notato con stupore che Punto Informatico dà giudizi positivi, o almeno non critici, sui vari esperimenti di voto elettronico che si stanno svolgendo nel mondo.

Lo stupore nasce dal fatto che, fino ad ora, mi è capitato che tutte le persone “tecnologicamente” istruite abbiano sempre condiviso i miei dubbi circa il voto elettronico . Lavoro in un ente di ricerca dove insieme ai miei colleghi scriviamo programmi di migliaia di istruzioni C e Fortran, ebbene nessuno di noi vuole che la scelta dei nostri governanti avvenga per via elettronica.

La contrarietà al voto elettronico non è dovuta alla possibilità che avvengano malfunzionamenti o guasti hw o sw, ma è proprio teorica, direi filosofica e, quindi, valida anche se vivessimo in un mondo tecnologicamente perfetto.

Il voto elettronico può essere un grimaldello per scassinare una volta per tutte la Democrazia poiché i risultati elettronici non sono verificabili e perciò vanno accettati passivamente sperando che siano stati raccolti, memorizzati e contati onestamente e senza intromissioni esterne.

Il motivo per cui i voti elettronici non sono verificabili non è tecnico, e quindi superabile, ma concettuale e come tale insuperabile. Tutto ha origine dall’esigenza che i voti siano segreti, ossia che nessuno possa mai conoscere le scelte elettorali dei singoli elettori. L’unico sistema per garantire ciò è che non sia mai raccolto nè memorizzato alcun riferimento che possa portare all’ identificazione dell’elettore. Praticamente ciascun voto dovrebbe essere memorizzato nei computer in questo modo:

“Un ignoto elettore ha votato per il candidato X”

Possiamo utilizzare i sistemi di crittografia più complessi, le password più inviolabili, speciali computer e reti di computer, sistemi di voto matematici e qualunque altra tecnica, ma alla fine avremo sempre un insieme di voti anonimi del tipo sopra descritto. E’ ovvio che in questa situazione non è possibile alcuna verifica dei voti memorizzati in quanto gli unici che potrebbero farlo sono i rispettivi elettori, ma nessuno sa chi siano!

Se anche ci fosse un modo sicuro che permettesse agli elettori di verificare come è stato memorizzato il proprio voto, non potremmo fidarci della loro verifica poiché potrebbero riconoscere o disconoscere il voto in seguito a pressioni illecite, a cambiamenti d’ opinione o anche solo per invalidare il voto. Che un voto sia stato correttamente memorizzato non garantisce che sia stato anche correttamente contato per produrre il risultato elettorale.

Il fatto che i risultati del voto elettronico non possono mai essere verificati implica che i governi non possono mai dimostrare la correttezza dei risultati, ma anche che le opposizioni non possono mai dimostrare l’esistenza di eventuali brogli elettorali! Si aggiunga a questo che, mentre nel voto tradizionale è il pubblico che conta i voti in ciascun seggio, lasciando al governo il mero compito di sommare i risultati, nel voto elettronico è il solo governo che conta i voti ed emette i risultati.

Purtroppo, nonostante l’opposizione fatta, soprattutto negli USA, da tantissimi informatici, l’uso dell’ elettronica nelle procedure di voto sembra essere inarrestabile. Esiste in tal senso una fortissima pressione esercitata dai venditori di apparati per il voto elettronico, ma il problema maggiore è che la pubblica opinione e, soprattutto, la classe politica ed intellettuale non si avvedono dei rischi che il voto elettronico comporta.

Esse sembrano aver dimenticato che le attuali procedure di voto pubbliche e verificabili servono in primis ad impedire brogli elettorali da parte di chi gestisce il potere. Infatti i governi hanno nella propria conferma il movente per fare brogli elettorali e nella gestione dell’apparato elettorale il mezzo ideale per farlo.

Il voto attribuisce quel potere da sempre ambìto da persone, partiti politici, gruppi economici, gruppi criminali, gruppi terroristici di tutto il mondo. E’ il potere di governare su milioni di persone e di fare e disfare imperi economici e non necessariamente per il bene comune. Che il desiderio di potere non sia stato imbrigliato una volta per tutte nelle maglie della democrazia è dimostrato dal fatto che pochi mesi fa, nella nostra civile Europa, qualcuno ha avvelenato l’ avversario politico con la diossina per ucciderlo. Pensate si sarebbe fermato davanti alla contraffazione di tabulati anonimi?

L’opposizione al voto elettronico va contro il pensiero “tecnologista” tanto in voga e quindi è difficile da inserire in qualunque agenda politica, eppure il voto elettronico è un argomento da approfondire e dibattere prima che anche nel nostro Paese qualche multinazionale dell’ informatica abbia l’appalto delle elezioni politiche elettroniche e decida, fuori da ogni controllo democratico, chi saranno i nostri prossimi governanti.

I cittadini, tutti i cittadini, devono poter scegliere se vogliono affidarsi a risultati elettorali non verificabili oppure se vogliono continuare a votare con le schede cartacee e le procedure di scrutinio pubbliche che non hanno mai generato dubbi circa la legittimità dei risultati.

Mi rendo conto di aver scritto un po’ troppo, ma è solo parte di quanto ho messo sul sito voto-elettronico.it cui rimando per ulteriori approfondimenti.

Vi ringrazio per l’ attenzione (e la pazienza!)
distinti saluti,
Emanuele Lombardi

Gentile Emanuele
credo che sia del tutto opportuno sollevare una discussione seria sulla fattibilità del voto elettronico, a partire proprio dalla tutela dell’anonimato del voto, che è una delle più importanti garanzie democratiche.
Credo invece meno al fatto che la sua introduzione significherebbe “automaticamente” dare più potere a chi si trova nella stanza dei bottoni: con il sistema attuale, infatti, dalla raccolta delle firme per la presentazione delle liste fino alla consegna dei tabulati (spesso mancanti, talvolta non originali e persino fotocopiati!), al deposito delle urne, tutti i passaggi del suffragio sono “a rischio”, come comprovano decenni di denunce, conte suppletive dei voti e inutili ricerche di registri…
Sia come sia, ripeto, discutere della questione prima di introdurre l’e-vote significa evitare un automatismo nell’introduzione delle nuove soluzioni tecnologiche che certo non può garantire alcuna certezza.
Un saluto, Alberigo Massucci

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Pubblicato il
20 mag 2005
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