Un crack si abbatte sull'e-commerce

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Mastercard, Visa, American-Express, questi solo alcuni dei nomi coinvolti nell'incidente alla CardSystem Solution: rubati dati personali e finanziari di 40 milioni di persone, forse anche italiani
Mastercard, Visa, American-Express, questi solo alcuni dei nomi coinvolti nell'incidente alla CardSystem Solution: rubati dati personali e finanziari di 40 milioni di persone, forse anche italiani


Tucson (USA) – Furti d’identità: questa volta è allarme rosso . La società americana CardSystem Solutions ha infatti confermato di aver subito il più grande furto di dati sensibili finora mai avvenuto: sono spariti preziosissimi database contenenti le informazioni personali di oltre quaranta milioni di persone.

Stando a quanto denunciato dall’azienda, specializzata nel trattamento dei dati e nella gestione delle transazioni elettroniche, l’incidente è avvenuto circa un mese fa e la polizia federale americana è già sulle tracce dei responsabili. La notizia è giunta in ritardo, come ricorda un portavoce di CardSystems, per rispettare la prassi imposta dall’ FBI : “Sappiamo perfettamente che si tratta di un episodio gravissimo”, rammenta Bill Reeves in un comunicato ufficiale, “perché i nostri clienti ci stanno a cuore. Vogliamo impegnarci totalmente nella soluzione del caso e non abbiamo reso pubblico alcunché per evitare di compromettere il lavoro degli inquirenti”.

Gli archivi trafugati contenevano informazioni d’ogni genere : dalla semplice lista dei pagamenti con POS fino agli stessi numeri di carta di credito. MasterCard , coinvolta come le altre società del settore in questo caso, ha approfittato della doverosa dichiarazione di CardSystem per sdrammatizzare: “Le indagini commissionate da MasterCard hanno messo in evidenza che solamente 68.000 clienti sono davvero a rischio”, ha dichiarato il vicepresidente Joshua Peirez. I dati smarriti riguardano al 90% cittadini nordamericani, provenienti dal Canada e dagli Stati Uniti, mentre il 10% delle vittime risiede all’estero . Non ci sono fin qui dati secondo cui tra i coinvolti vi siano anche italiani.

Tra le altre aziende colpite dai ladri d’identità ci sono ancora due giganti del denaro elettronico: Visa ed American Express . Le cifre del disastro parlano da sole: al momento dell’esplosione del caso, l’intero universo dei consumatori è stato attraversato dai brividi. Mentre tutti gli Stati Uniti sembrano disperarsi per il colossale incidente, molti numeri di carte di credito potrebbero già trovarsi nelle mani della malavita hi-tech .

Jim Stickley, esperto di sicurezza ed ex-ladro d’identità ormai redento, è convinto che “questo ultimo incidente” rappresenti soltanto “la punta dell’iceberg della gigantesca epidemia globale dei furti d’identità”. Stickley, oggi presidente di TraceSecurity , è scettico sulle possibilità che i ladri agiscano attraverso la Rete : “Ci sono aziende che spendono miliardi in sistemi di sicurezza informatica”, dice con convinzione, “tuttavia trascurano l’elemento umano: possono avere porte blindate nel loro caveau, ma con una semplice visita nei loro uffici potrei rubare molto più che i loro soldi”.

Per il momento la pista del sabotaggio informatico, imputabile ad uno o più cracker , rimane soltanto una delle ipotesi formulate dalle autorità. Deb McCarley, agente FBI in servizio a Phoenix, Arizona, ha semplicemente declinato l’idea dell’ assalto telematico . Tuttavia sulla stampa locale sono apparse pesantissime accuse nei confronti di CardSystems, tacciata di negligenza . Infatti, a quanto pare, i preziosi dati smarriti non sarebbero stati criptati .

L’episodio si abbatte come una bufera sul mondo della nuova economia, turbando cittadini, bancari e persino politici. Alcuni lamentano la scarsa sicurezza delle carte di credito a banda magnetica, altri richiedono maggiori tutele per la privacy. Dopo anni di silenziosa e strisciante crescita in sordina, il fenomeno dei furti d’identità è stato immolato sull’altare dell’ esposizione mediatica globale. Tra le innumerevoli insicurezze della società moderna, i rischi legati ad un modello economico basato sull’informazione sembrano tutti spingere verso un’unica direzione: una urgente riforma nei processi di identificazione, classificazione e trattamento dei dati personali.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
20 giu 2005
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