Be: Microsoft ci ha distrutto

Be: Microsoft ci ha distrutto

Accuse pesanti quelle che arrivano dalla mamma di BeOS contro il big di Redmond. Partita una nuova denuncia antitrust, a breve distanza da quella Netscape. Il tutto mentre dal procedimento a Washington arrivano nuovi guai
Accuse pesanti quelle che arrivano dalla mamma di BeOS contro il big di Redmond. Partita una nuova denuncia antitrust, a breve distanza da quella Netscape. Il tutto mentre dal procedimento a Washington arrivano nuovi guai


Menlo Park (USA) – Be, l’azienda che diede vita al sistema operativo BeOS, ha annunciato una denuncia antitrust contro Microsoft sostenendo che le pratiche di mercato di quest’ultima avrebbero portato al fallimento del proprio business.

Be, che da tempo ha ceduto buona parte dei propri asset a Palm, accusa Microsoft di aver stretto patti con i costruttori di computer affinché questi non installassero sui PC più di un sistema operativo alla volta. Una pratica che secondo l’azienda ha impedito la diffusione di BeOS. In particolare Microsoft avrebbe premuto su Compaq ed Hitachi per ottenere l’esclusione di BeOS.

Be, il cui intrigante sistema operativo aveva attirato l’attenzione di molti, ma in numero insufficiente per creare una “massa critica” capace di sostenere un business così complesso, afferma che Microsoft “ha utilizzato il proprio potere monopolistico per escludere BeOS dal mercato e ha quindi spinto Be fuori dal business”.

Be ora chiede i danni per quanto accaduto, descritto come “la distruzione delle proprie attività come diretto risultato delle pratiche illegali e anticompetitive di Microsoft Corporation”. L’azienda si toglie anche un sassolino dalla scarpa affermando che Microsoft ha impedito l’installazione “del sistema operativo Be, tecnicamente superiore”.

Stando alla denuncia, Microsoft avrebbe interferito nei rapporti tra Be e Hitachi quando quest’ultima decise di diffondere sui propri computer BeOS assieme a Windows. Microsoft avrebbe infatti ricordato ad Hitachi che, in un caso del genere, Windows pre-installato non avrebbe avuto un prezzo scontato per il costruttore. A fronte di questo, Hitachi avrebbe limitato la diffusione di BeOS al mercato europeo e soltanto all’interno di un sistema di dual-boot che doveva essere installato dall’utente.

Secondo Be Microsoft avrebbe “convinto” Compaq, nell’ottobre del 1998, a disdire un’ipotesi di accordo con Be per la distribuzione di BeOS preinstallato sui PC dell’azienda.

Microsoft per il momento si è riservata di analizzare la denuncia ma ha già risposto che i distributori “hanno sempre avuto la possibilità di distribuire sistemi operativi multipli nei propri computer” e che i produttori “potevano e infatti hanno installato il sistema operativo Be sui propri computer”.


Quello con Be è solo il più recente dei grattacapi antitrust di Microsoft che a fine gennaio si è vista arrivare una richiesta di danni da parte di Netscape, che denuncia pratiche illegali dell’azienda di Bill Gates sul mercato dei browser.

Ieri Microsoft ha ricevuto una ulteriore pesante contestazione da parte dei procuratori degli stati americani che la perseguono nel procedimento antitrust nel corso del quale l’azienda è stata condannata.

In una nota trasmessa dai procuratori al giudice Collenn Kollar-Kotelly, che presiede il caso, i procuratori affermano che l’accordo negoziale raggiunto da Microsoft con gli altri stati, quelli che hanno deciso di fermare la propria azione antitrust, è stata per l’azienda di Bill Gates un’opportunità: quella di accaparrarsi nuovi vantaggi ai danni delle stesse aziende già citate nel corso del procedimento.

I procuratori basano le proprie accuse sulla deposizione del senior vice president di Microsoft Richard Fade, che ha affermato come l’accordo raggiunto abbia avvantaggiato Microsoft e le abbia consentito “di adottare termini di licenza significativamente più onerosi e di imporli ai costruttori di computer”. Secondo i procuratori i nuovi accordi di licenza negoziati da Microsoft con i costruttori nel corso del procedimento e del negoziato consentono all’azienda di evitare qualsiasi futura causa su eventuale hardware “simil-pc”, come l’Xbox, che Microsoft avesse intenzione di commercializzare.

La battaglia è aperta e fino a questo momento il portavoce dell’azienda Jim Desler si è limitato a commentare che i procuratori stanno distorcendo le parole di Fade e a descrivere l’idea che l’accordo sia un vantaggio per Microsoft come “semplicemente inaccurata”.

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Pubblicato il
21 feb 2002
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