Roma – Non tutte le parti coinvolte nella produzione e distribuzione della musica ricevono quanto previsto dalla legge, per la diffusione della musica registrata negli studi dentistici italiani. Così la Società Consortile Fonografici (SCF) , che gestisce la raccolta e la distribuzione dei diritti discografici per conto dei produttori fonografici e degli artisti interpreti ed esecutori , ha spiegato la decisione di denunciare i dentisti italiani .
In una nota diffusa alla stampa, SCF sostiene che, secondo la legge sul diritto d’autore (la 633 del 1941), “per diffondere legittimamente musica registrata in pubblico, anche senza scopo di lucro, occorre ottenere l’autorizzazione da tutte le parti che contribuiscono alla creazione del prodotto musicale, quindi gli autori, gli artisti interpreti ed esecutori e i produttori fonografici”.
Per la diffusione in pubblico di musica registrata – questa la tesi di SCF – è necessario quindi regolarizzare la propria posizione non solo con la SIAE , per i diritti d’autore, ma anche con SCF per quanto riguarda i diritti discografici.
Il primo ad essere preso di mira è uno studio dentistico milanese, una denuncia che SCF spiega con il fallimento delle trattative intercorse da più di un anno con ANDI , l’Associazione dei dentisti, imperniate appunto sul definire un compenso per l’utilizzo della musica registrata in pubblico anche senza scopo di lucro. “A seguito dell’improvvisa interruzione delle trattative da parte di ANDI – specifica la nota – abbiamo dato il via ad una prima azione legale nei confronti di un singolo dentista. Si tratta di un’azione che non escludiamo possa preludere una campagna più estesa nei confronti dell’intera categoria e di altre ad essa analoghe”.
La denuncia contro i dentisti non è certo una novità per SCF che negli ultimi mesi è riuscita ad instaurare rapporti formali per i diritti di cui è portatrice con diverse categorie, dai negozianti fino alle parrocchie .