Rootkit Sony BMG, il caso è chiuso

Rootkit Sony BMG, il caso è chiuso

Gli acquirenti dei CD blindati col pericoloso DRM scelto dalla major potranno cambiare i dischi con copie prive del software molesto. Ma solo negli Stati Uniti
Gli acquirenti dei CD blindati col pericoloso DRM scelto dalla major potranno cambiare i dischi con copie prive del software molesto. Ma solo negli Stati Uniti

New York (USA) – Il tribunale federale di Manhattan ha finalmente chiuso il caso dei DRM installati negli album Sony BMG , una vicenda che nei mesi scorsi ha portato ad una valanga di class action contro la multinazionale della musica.

La casa discografica ha raggiunto un accordo con i rappresentanti dei consumatori: tutti coloro che hanno acquistato CD “infetti” col DRM utilizzato da Sony BMG, il software MediaMax prodotto da SunnComm , potranno restituirli al produttore ed ottenere nuovi dischi privi del sistema anti-copia.

La decisione del tribunale federale ha validità soltanto nel territorio degli Stati Uniti e riguarda tutti i dischi Sony BMG venduti tra il 1 Agosto 2003 ed il 31 Dicembre del 2007 .

La casa discografica, secondo i termini dell’accordo con le autorità giudiziarie e le parti lese, ha poi deciso di fermare la distribuzione di qualsiasi CD contenente la tecnologia DRM incriminata. Per evitare ulteriori inconvenienti, in futuro Sony BMG sarà costretta a sottoporre i DRM al parere di periti ed esperti prima d’installarli sui CD destinati al mercato internazionale.

Sony, si legge sul New York Times , provvederà a diffondere una patch specifica per rimuovere il sistema DRM dai sistemi dei consumatori: i sistemi operativi affetti da MediaMax, che si installa sfruttando la funzione autoplay , appartengono alla famiglia dei prodotti Microsoft . Gli esperti considerano la versione di MediaMax utilizzata nei CD Sony BMG un vero e proprio rootkit , ovvero un tipo di software malevolo che espone a numerosi rischi di sicurezza il computer ospite e ne permette il controllo remoto.

I portavoce di EFF , l’associazione con sede a San Francisco che per prima ha promosso l’offensiva legale contro Sony BMG, si dicono abbastanza soddisfatti del risultato ottenuto. Sony BMG, tuttavia, non intende pagare le spese processuali sostenute da EFF: l’organizzazione ha richiesto circa 2 milioni di dollari ed i legali della casa discografica non intendono sborsare più di 100mila dollari.

I responsabili di EFF, peraltro, non considerano chiusa del tutto la partita e ricordano che “la major deve ancora affrontare un altro procedimento legale, in corso presso lo stato del Texas”.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
24 mag 2006
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